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Conti, oggi arriva la lettera della Ue I falchi del Nord in pressing su Roma

Dopo Katainen, ci pungola anche Dombrovskis: «Altri Paesi usciti meglio dalla crisi, voi dovete stare attenti al debito»

Conti, oggi arriva la lettera della Ue I falchi del Nord in pressing su Roma

Roma. «La situazione economica sta lentamente migliorando ma è importante mettere il debito pubblico su un sentiero discendente». È quanto ha dichiarato ieri il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, in un'intervista rilasciata all'Ansa alla vigilia della pubblicazione dei giudizi sulle leggi di Bilancio dei Paesi membri. Oltre all'opinione dei commissari sulla manovra 2018, che sottolinea il rischio di non rispetto delle regole del Patto di stabilità, il ministro dell'Economia Padoan riceverà infatti una lettera di richiamo sul debito pubblico, troppo alto, e sul deficit strutturale.

Proprio gli argomenti cui si riferiscono le parole di Dombrovskis e quelle dell'altro vicepresidente dell'esecutivo Ue, Jyrki Katainen, sulla necessità di «dire la verità» sui conti pubblici ai cittadini. «Il debito italiano è un grande costo per l'economia. Viviamo in un ambiente di tassi bassi, ma se c'è un cambio nella politica monetaria, se l'inflazione risale, questo si somma ai costi e può essere fonte di instabilità. Perciò è importante usare questa congiuntura economica per far scendere il debito», ha sottolineato Dombrovskis.

Un fuoco incrociato sul nostro Paese? Purtroppo sì. La Commissione Ue, infatti, è profondamente divisa al proprio interno sulla gestione della politica economica comunitaria. La maggioranza (che comprende il presidente, Jean Claude Juncker, e il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici) è favorevole a lasciarsi alla spalle la stagione dell'austerità e a puntare soprattutto sulla crescita. I sei falchi (tra i quali Katainen, Dombrovskis e Vestager) continuano a puntare sul rigore e vorrebbero inviare all'Italia il rapporto sull'articolo 126.3 del Trattato e avviare già adesso la procedura di deficit eccessivo che, invece, dovrebbe essere rinviata alla prossima primavera. Il rischio di una manovra correttiva da almeno due punti di Pil (3,5 miliardi di euro), come indicato nell'ultima riunione dei commissari, è elevatissimo: si tratta perciò di stabilire il «quando» e Juncker vorrebbe rinviare la scadenza per evitare di rafforzare i movimenti «populisti» in campagna elettorale. In fondo, ieri la visita di Renzi al presidente francese Macron (per quanto non tra pari grado) avev anche quest'obiettivo.

«Se paragoniamo esperienze di altri Paesi fortemente colpiti dalla crisi come Irlanda, Spagna, Paesi Baltici, pure impegnati in un'agenda ambiziosa di riforme, al momento essi sono tra le economie che crescono più rapidamente», a differenza dell'Italia che resta sotto la media Ue. Insomma, il tentativo di Dombrovskis & C. è quella di ricondurre l'Italia nel solco dei Paesi «commissariati da Bruxelles», come durante il governo Monti, per adottare politiche di avanzo strutturale a suon di tasse o per tagliare il debito con massicce cessioni di attivi pubblici, come in Grecia.

È chiaro che una tale prospettiva rafforzerebbe molto partiti come M5S e Lega Nord che non godono di buona considerazione a Bruxelles. Ed è per questo che Moscovici indurrà Katainen e i suoi colleghi a mordere il freno. Va detto, però, che l'Italia non si è messa nelle condizioni di non suscitare antipatie. L'estenuante trattativa sulle pensioni è interpretata negativamente a livello internazionale perché contraddice gli sforzi di risanamento sull'unico punto che è stato portato avanti, ossia la spesa previdenziale. Intanto al Senato, la discussione sulla legge di Bilancio si è concentrata sulla web tax e sulla cedolare secca per gli affitti commerciali.

GDeF

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