L'appunto

Le contraddizioni di un centro che sta sparendo

Un centro così caotico, disgregato e contraddittorio forse in Italia non si era mai visto

Le contraddizioni di un centro che sta sparendo

Un centro così caotico, disgregato e contraddittorio forse in Italia non si era mai visto. Al punto che ormai viene da dubitare della vecchia massima che ha fatto la fortuna di molti leader della Prima e della Seconda Repubblica, e cioè che le elezioni si vincono conquistando il voto moderato, quello di chi si identifica sì con la destra o con la sinistra a seconda dei casi, ma guarda comunque al centro dello schieramento. Un centro che oggi è stato decisamente fagocitato, non solo dal progetto renziano del Partito della nazione ma pure dalla crescita esponenziale dei Cinque stelle che hanno di fatto portato ad uno schema tripartitico: centrosinistra, centrodestra e, appunto, grillini.

In questo quadro, poi, quel che resta del centro pare ormai sul punto di implodere, alle prese con contraddizioni a volte stravaganti e altre grottesche. Contraddittorio, per esempio, è il messaggio lanciato in questi giorni da Ncd e ribadito ieri dal suo leader, Angelino Alfano. Che intervistato dal Corriere fa sapere che dopo ottobre nascerà un nuovo partito dei moderati che guarderà a quei «milioni di italiani» che «non vogliono votare Pd ma non si rappresentano nella leadership di Salvini». Un progetto audace, soprattutto per un partito che ormai da tre anni - prima con l'esecutivo guidato da Enrico Letta, poi con Matteo Renzi - è in maggioranza insieme al Pd con cui condivide in tutto e per tutto l'azione di governo. Insomma, è comprensibile che in vista delle politiche Alfano voglia iniziare un processo di sganciamento dal Pd, anche perché Renzi pare sia stato molto chiaro nel far sapere ai centristi che posti nelle liste dem non ce ne sono. Quel che stride è che Alfano lo voglia fare ad ottobre, dopo aver portato a casa «la missione delle riforme costituzionali». Che al di là del merito è la grande partita politica su cui Renzi si gioca tutto: se vincono i Sì avrà in mano il Paese e porterà a casa a mani basse le prossime Politiche, se prevarranno i No sarà invece costretto alla ritirata e si aprirà uno scenario nuovo.

La contraddizione di appoggiare il referendum e proporsi come alternativa a Renzi, insomma, è evidente.

Come quella di proporsi come anti-Salvini per poi essere alleati proprio con la Lega nella corsa a sindaco di Milano, insieme a Roma una delle due sfide più importanti di questa tornata amministrativa.

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