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Contro la deriva giacobina del governo servono i princìpi del centrodestra

Non si può aspettare che i problemi esplodano nelle mani dell'esecutivo

Contro la deriva  giacobina del governo servono i princìpi del  centrodestra

Piccolo, pallido, malato e butterato, ma sorretto dalla forza di chi si identifica con la Verità scansando di conseguenza ogni dubbio, nel settembre 1792 Maximilien de Robespierre solennemente scandì: «Il regno dell'eguaglianza comincia». Cominciò, invece, il Terrore giacobino. La demonizzazione del dissenso, il mito paranoide del complotto, l'asservimento della stampa, la soppressione dei concetti stessi di prove a carico e diritto alla difesa da parte del Tribunale rivoluzionario.

Ora, è evidente che Di Maio non è Robespierre, ma quel suo insistere sull'«immoralità» di certe spese bandite dall'infelice reddito di cittadinanza sembra ispirarsi alla logica paternalistica e autoritaria del peggiore giacobinismo. Quella che, come diceva Robespierre, mira a «imporre la virtù anche con la forza». Non è, purtroppo, un caso isolato. È solo l'ultimo di una nutrita serie di preoccupanti indizi.

La dichiarazione di guerra del sottosegretario Crimi nei confronti dei media tradizionali e dell'Ordine dei giornalisti, l'approccio dichiaratamente giustizialista del ministro Bonafede, la gaffe rivelatrice del premier Conte sulla «presunzione di colpevolezza», lo spirito colpevolista nei confronti degli imprenditori che trasuda dell'indegno decreto Dignità, il mancato ribaltamento delle norme, chiaramente ispirate alla logica del sospetto, sulla ricostruzione post terremoto, fino alla sconcertante dichiarazione dell'ineffabile ministro Toninelli: «Il Movimento 5 Stelle al governo vuole creare uno Stato etico». Ora, è possibile, e persino probabile, che Toninelli non si renda conto di quel che dice, ma troppi sono ormai gli elementi che lasciano presagire una pericolosa deriva illiberale.

Non siamo moralisti, crediamo da sempre nel primato della politica. Siamo certi che dalla scelte del governo in carica discenderà più che mai il futuro dei nostri figli, ma osserviamo che la sistematica negazione dei principi fondanti lo Stato di diritto non lascia presagire un miglior destino per questa nostra malandata Italia. Tutt'altro. E non è solo un problema di isolamento internazionale e di sfiducia dei mercati finanziari.

È che la componente grillina del governo esibisce uno spirito dirigista e collettivista degno del miglior Bertinotti e la Lega non sembra avvertire il problema. Non promuovono lo sviluppo economico, si preoccupano solo di evocare la redistribuzione della ricchezza con intenti puramente elettorali. «Lavoro e libertà» sono perciò, e ancor più dovranno essere, le bandiere attorno alle quali Forza Italia dovrà costituire la propria opposizione.

Occorre ripartire dai principi del centrodestra, occorrono nuove elezioni. Attendere che i problemi esplodano tra le mani del governo potrebbe essere fatale. Robespierre finì ghigliottinato a soli 36 anni dal sistema che lui stesso aveva creato. Di Maio di anni ne ha 32.

L'Italia non è nelle condizioni di trascorrere altri quattro anni così.

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