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Contro l'egemonia orfiniana spunta l'idea di una Leopolda Capitale

Il Pd romano ricorda l'antica Roma. E i renziani cercano il modo di contrastare il "Dictator Magister Populi" Orfini

Contro l'egemonia orfiniana spunta l'idea di una Leopolda Capitale

La Capitale si ritrova a fare i conti con i corsi e ricorsi storici. Mentre a livello amministrativo il supporto del Prefetto Gabrielli al sindaco indesiderato sembra rievocare l'antica forma di governo del consolato, a livello politico il commissario straordinario del Pd Roma Matteo Orfini ricorda la figura del Dictator Magister Populi, che disponeva di un potere superiore a quello di ogni altra autorità.

Nell'antichità la durata in carica era di soli sei mesi, nel partito democratico romano non si fa caso nemmeno alle scadenze, visto che il commissariamento è stato prorogato di un altro anno, in barba alla volontà della base di archiviare con un nuovo congresso la stagione di Mafia Capitale. Ma di quale base parliamo? Dopo l'atroce delusione dei tesseramenti fantasma, dopo le arbitrarie conclusioni della relazione Barca, i malumori di molti iscritti e gli accorpamenti di realtà territoriali molto diverse, il tesseramento 2015 è partito a rilento, solo in alcuni circoli e si preannuncia un flop. Si sta verificando un distacco silenzioso da parte dei militanti, a differenza di “Occupy Pd”, il rabbioso dissenso dei ragazzi dem che occuparono le sedi del partito.

Questo perché la giovanile democratica, unica ad animare l'attività dei circoli, è in larga parte appartenente ai Giovani Turchi di Orfini. Invece che incalzare il sindaco e invocare un radicale repulisti - dando l'opportunità alla città di voltare pagina con il voto – ha preferito sostenere a parole l'azione amministrativa di Marino e intanto lavorare sotto traccia per conquistare il partito.

Con effetti pessimi: si rincorrono da giorni voci di sondaggi allarmanti in via delle Sette Chiese, con il Pd in crollo verticale: “La città è allo sbando, lo scontento è generalizzato, non c’è guida amministrativa e il dialogo del Pd con la città si è interrotto. Abbiamo lasciato al M5S il compito di parlare con la nostra città”, le parole di Patrizia Prestipino, direzione nazionale del Pd e pioniera renziana nella Capitale.

A contrapporsi all’egemonia orfiniana sono rimasti solamente i renziani romani, da sempre frammentati e alla finestra. Che sia arrivato il momento di una Leopolda in salsa capitale? “Adesso o mai più. È il momento di farla, serve un partito interprete di questa nuova società romana, delusa dal suo sindaco e dai suoi partiti.

Chi ha creduto dal primo momento nella rottamazione – continua Prestipino - non è stato capace di importare a Roma quel tipo di novità: se Cristo si è fermato a Eboli, la rottamazione si è fermata a Frosinone”.

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