Politica

Contro l'epatite C nuovi farmaci a metà prezzo

Melazzini (Aifa): «In tre anni cureremo 240mila pazienti. E sradicheremo la malattia»

Maria Sorbi

Farmaci di nuova generazione e prezzi più bassi. Ecco l'attacco finale all'epatite C. L'ultimo atto della battaglia contro il virus potrebbe lasciare in panchina i due medicinali finora più utilizzati, l'Harvoni e il Sovaldi di Gilead. Dopo giorni di trattative, il direttore dell'Agenzia del farmaco Aifa, Mario Melazzini, avrebbe deciso di mettere i due prodotti in fascia C, cioè quella non rimborsabile, e di trattare con l'azienda per un terzo farmaco (a breve sul mercato) in grado di curare tutti i genotipi dell'infezione. Intanto si è accordato già con altri produttori che hanno allargato il mercato. Creando più concorrenza, ovviamente anche i prezzi saranno più accessibili. Si calcola che il prezzo di un ciclo di terapia, pagato dal Sistema sanitario nazionale, si aggirerà attorno ai 5mila euro. Per fare un paragone, basti pensare che negli Stati Uniti la terapia era arrivata sul mercato a 100mila dollari.

«Parliamo finalmente di certezza della cura - spiega Melazzini - grazie al fondo messo a disposizione dal Governo che ci permetterà di eradicare la malattia. In base ai nuovi criteri, tutti i pazienti saranno curati, non solo una parte. Con questo piano di eradicazione andremo a trattare 240mila pazienti in tre anni, quindi tutti verranno presi in carico dai centri di riferimento».

Sono stati diffusi i nuovi parametri in base ai quali arruolare i pazienti da trattare gratis. Fino ad ora toccava solo a chi aveva un'infezione in stadio avanzato, e a un costo per il sistema sanitario di circa 14mila euro a paziente. Una spesa consistente, che aveva impedito di ampliare la lista dei malati da trattare. Tanto che molti hanno cercato altre vie, tentando di procurarsi il medicinale in India, a prezzi inferiori. In tutto sono circa 65mila i pazienti curati in base al vecchio piano. Saliranno a 80mila all'anno grazie allo stanziamento di 1,5 miliardi di euro deciso alla fine dell'anno scorso dal ministro alla Salute Beatrice Lorenzin. Le cifre su cui ci si è accordati con le case farmaceutiche non sono note ma la spesa del sistema sanitario sarà più o meno la metà di quella sostenuta fino ad ora. La diffusione della malattia infatti non è nota, in Italia come in altri Paesi, anche perché in molti non sanno di averla. I dati variano appunto da 300-350mila al doppio. Praticamente, dicono gli esperti, rientrano nelle caratteristiche indicate dall'Agenzia quasi tutti i malati, anche i tanti asintomatici. Tra loro, ad esempio, gli operatori sanitari infetti ma anche coloro che hanno altre infezioni, come Hiv, malattie croniche del fegato, diabete, obesità.

L'apertura è stata accolta molto positivamente dalle associazioni di pazienti, che nei giorni scorsi sono state ricevute da Melazzini.

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