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Coop, scoppia la guerra civile delle nomine

Al vertice di UeCoop (Coldiretti) dirigenti ex nemici di Confcooperative e Confagricoltura

Coop, scoppia la guerra civile delle nomine

Roma - Mondo delle cooperative senza pace. La guerra sotterranea per intaccare il gigante Confcooperative e per la leadership nel mondo agricolo va avanti da oltre dieci anni. Da una parte la storica confederazione cooperativa di area cattolica nata nel 1919, Confagricoltura e Cia, dall'altra chi cerca di intaccare la leadership delle (tante) imprese, agricole e no, che non fanno riferimento alla sinistra.

Ultimo contendente in ordine di arrivo, UeCoop che fa parte del mondo di Coldiretti, entrata in scena come «centrale», accanto alle sigle storiche (oltre alla stessa Confcooperative, Legacoop, Unicoop, Agci e Unci) grazie a un'autorizzazione frettolosa firmata l'ultima sera prima delle dimissioni del governo Monti.

UeCoop si appresta a rinnovare i vertici all'assemblea del 5 aprile e i boatos annunciano un'infornata di nomi di spicco. Tutti provenienti dallo mondo degli avversari di sempre: Confcooperative e Confagricoltura.

A partire dall'ex presidente delle coop bianche Luigi Marino. Nella stanza di presidente del palazzo di via della Conciliazione, a cento metri dal Vaticano, per 22 anni ha plasmato il mondo della cooperazione. Ha condotto contro Coldiretti e la stessa centrale che presto potrebbe guidare una guerra senza quartiere. Definì infatti UeCoop un «cavallo di Troia all'interno del movimento cooperativo», una «montagna che partorisce il topolino». Riferimento al fatto che una grande associazione degli agricoltori come Coldiretti avesse dato vita a una centrale con pochi associati.

Marino lasciò Confcooperative nel 2013 per candidarsi al Senato con Scelta Civica, il partito di Mario Monti.

La sua nomina fa pensare che UeCoop cerchi di portare sotto le sue insegne aziende che oggi fanno parte di Confcooperative.

Sospetto confermato dagli altri nomi che circolano per gli incarichi di vertice. Ci sarebbe anche Paolo Bruni, che era il presidente di Fedagri Confcooperative e Confcooperative Ferrara. Usci perché il suo ex direttore, Vincenzo Sette, passato a UeCoop, lo denunciò, accusandolo avere emesso fatture false. Ora potrebbe lavorare fianco a fianco con il suo accusatore nella stessa centrale. Potrebbe saltare il fosso anche Carlo Mitra (78 anni), che ha lasciato Confcooperative dopo 25 anni di militanza. Era vicepresidente con Marino.

Tra i nomi che circolano, anche quello di Federico Vecchioni (51 anni), che invece era presidente di Confagricoltura. Altro acerrimo nemico di Coldiretti, già da un po' lavora per gli ex avversari, sedendo nel consiglio di amministrazione dei Consorzi Agrari d'Italia, erede di Federconsorzi.

Le vicende di Federconsorzi torna di attualità ad ogni sessione di bilancio. Regolarmente durante l'iter di tutte le legge di Bilancio, spunta un emendamento che mira riportare in vita la vecchia federazione, da sempre legata a Coldiretti.

Nel 1991 Federconsorzi fu protagonista di uno dei più grandi crack della Prima repubblica. Nata come strumento per acquisti collettivi alla fine del diciannovesimo secolo, già nei primi anni della Prima repubblica si trasformò in una macchina da voti e finanziamenti per la vecchia Democrazia cristiana. Arrivò ad avere 25 mila dipendenti e quando fu commissariata aveva 4.

500 miliardi di lire di rosso e 17 mila creditori.

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