Politica

La Corea fa esplodere la bomba delle bombe e scatena un terremoto

Il quinto esperimento nucleare fa arrabbiare pure l'alleato cinese. Duri russi e americani

Luigi Guelpa

Erano le 9.30 di Seul, le 2.30 in Italia, quando l'istituto di monitoraggio di sismicità della Corea del Sud ha avvertito una scossa pari a 5.3 gradi di magnitudo. In un primo momento i tecnici hanno pensato a un terremoto, ma dopo pochi minuti si sono resi conto dell'anomalia catalogandola «fenomeno artificiale», provocata da una violentissima detonazione. E in effetti si è trattato di un test nucleare, il quinto della Corea del Nord, di sicuro il più potente dal 2006. Kim Jong-un si è affidato ancora una volta alle ricorrenze, e dopo aver "omaggiato" compleanni di padre (Kim Jong-il) e nonno (Kim Il-Sung), con lancio di missili e minacce al vicino Giappone, questa volta il test si è sviluppato in coincidenza con la festa nazionale. L'anniversario della nascita del regime (9 settembre 1948) non è stato celebrato tra fuochi pirotecnici, come per altro tradizione imporrebbe, ma con l'esplosione di una testata nucleare montata su missili, nei pressi della base di Punggye-ri, nel nord-est del Paese, nell'area dove erano stati realizzati i precedenti test. L'esplosione è stata potentissima, pari a 10 chilotoni, quasi tre in più dell'esperimento tentato il 6 gennaio scorso, più impattante persino di Hiroshima. Kim Jong-un è tornato quindi a mostrare i muscoli nel peggior modo possibile, e il regime nordcoreano rilancia la sua sfida con il quinto test nucleare in dieci anni (il secondo in appena otto mesi), il più potente di sempre. Un modo per ribadire l'irrinunciabilità al programma nucleare, ma anche una sfida dopo le durissime sanzioni commerciali imposte a Pyongyang dall'Onu dopo il precedente test e il lancio di missili. Sanzioni che sembrano scivolare di dosso a Kim Jong-un che considera l'arsenale atomico garante per la sopravvivenza del regime. Uno strumento persino più efficace delle purghe interne al partito e dell'eliminazione fisica di collaboratori, parenti e amici. In sella dal dicembre del 2011, ha effettuato più lanci di missili e test nucleari che nei 17 anni di governo di suo padre Kim Jong-il. In tutta questa vicenda resta da capire se Pyongyang sia riuscita davvero a fare esplodere una testata nucleare montata su missili. Fino ad oggi gli analisti sostenevano che il regime non fosse in grado di miniaturizzare le sue bombe per collocarle come cariche.

Sono state ovviamente dure le condanne nei confronti dell'esperimento perpetrato dal dittatore nordcoreano. Barack Obama non ha escluso nuove sanzioni per dimostrare alla Corea del Nord che ci saranno «conseguenze per le sue azioni illegali e pericolose». Obama si è consultato al telefono con il presidente della Corea del Sud Park Geun-Hye e il premier giapponese Shinzo Abe, trovando «un accordo nel lavorare con il Consiglio di sicurezza dell'Onu e la comunità internazionale per attuare misure urgenti». E proprio il Consiglio di sicurezza Onu si riunirà il 16 settembre per discutere della questione Corea del Nord.

Nelle mosse della diplomazia non va sottovalutato l'atteggiamento della Cina, unico alleato di Pyongyang, che attraverso il ministro degli Esteri Wang Yi ha parlato apertamente di «test destabilizzante». In serata è stato anche convocato nella sede del ministero l'ambasciatore della Corea del Nord per «chiarimenti urgenti». Secondo fonti vicine ai servizi sudcoreani il test dell'altra notte avrebbe ridato vita al piano già accarezzato dalla Cina di rovesciare il «dittatore bambino» per sostituirlo con la sorella, Kim Jong-Yo. La giovane è stata segretario capo della Commissione Nazionale di Difesa. Dal 1996 al 2000 ha studiato a Berna lingue, a spese dello stato, facendosi passare per la figlia dell'ambasciatore di Pyongyang in Svizzera. Parla fluentemente tedesco, inglese, francese e russo. Non è certo un mistero che Jong-Yo nutra simpatie verso l'occidente: è stata immortalata nel 2011 dalle telecamere mentre assisteva in prima fila al concerto di Eric Clapton a Londra.

Episodio che all'epoca fece infuriare il padre Kim Jong Il.

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