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"Corpi come bambole, urla e sangue"

La storia del volontario, prima seduto a bere, poi tornato per dare aiuto

"Corpi come bambole, urla e sangue"

Il furgone viaggiava lentamente, poi ha accelerato all'improvviso, provocando un rumore sordo. Pochi istanti dopo sono arrivate le urla di dolore e di disperazione. «Erano le 15.37, ho guardato d'istinto l'orologio, non so perché. Quando ho alzato lo sguardo mi sembrava di osservare una scena surreale. Corpi inanimati come bambole di pezza, gente che gridava mio dio!, altri che fuggivano e che finivano per scontrarsi tra loro».

Il vile attentato di Münster recupera le tessere del mostruoso mosaico attraverso la voce della gente, di chi ha visto, ha sentito, credendo che potesse essere addirittura l'appendice di una nuova ondata di terrore. L'uomo dell'orologio è Alejandro Gomez, un cuoco che si stava recando al lavoro in un ristorante della zona, la sua testimonianza servirà a fissare per sempre quanto accaduto ieri nel distretto di Kiepenkerl. «La polizia è arrivata pochi istanti dopo - aggiunge Christoph Reichwein, un fotografo che si trovava all'altro lato della strada - mi sembra di aver udito colpi d'arma da fuoco, ma non ne sono totalmente convinto. Le urla erano così strazianti che avrebbero persino coperto eventuali deflagrazioni».

«Non ho visto la scena, ma ho sentito nitidamente il colpo - rivela Gin Lubrisch, commessa di un negozio di giocattoli della zona - neppure il tempo di capire che cosa stesse accadendo che è arrivata la polizia e ci ha chiesto di rimanere all'interno per proteggere i clienti». Sicuramente il racconto più drammatico è quello di Dietrich Borlinghaus, che aveva appena abbandonato il dehors per pagare alla cassa all'interno del pub. «Ho visto tutto, ho sentito tutto. Questo orrore mi perseguiterà per il resto dei miei giorni. Ho temuto che il furgone volesse sfondare la vetrata e colpire in maniera ancora più indiscriminata. Quando si è fermato c'era sangue ovunque, per terra e persino sui vetri. Siamo scappati nel retro, perché davvero temevamo che potesse esserci dell'altro». Uber Duesmann, un pensionato di Münster, insiste nel dire di aver sentito «il colpo d'arma da fuoco. Quel vigliacco si è tolto la vita, ma non era solo. Ho notato almeno un'altra persona che si allontanava dal furgone. Sono a disposizione delle forze dell'ordine».

Stava facendo un tour della Germania con la sua famiglia il finlandese Leo Sappinen, a Munster da venerdì. «Avevamo appena visitato la cattedrale. Non abbiamo visto il furgone, ma le urla sono state inconfondibili. Ho pensato all'istante a un attentato. Ormai mentalmente siamo più o meno tutti preparati all'imponderabile». Incredibile invece la vicenda umana di Norbert Kark, volontario del nucleo di protezione civile della città. «Avevo bevuto una birra con due amici nel primo pomeriggio, seduto all'esterno. Poi ero rientrato a casa perché avevo il turno di esercitazione.

Mai avrei immaginato di tornarci, due ore dopo, per dare man forte alla polizia e soccorrere i feriti».

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