Cronaca locale

Il Corriere vota mister Expo Repubblica fedele a Pisapia

Per il quotidiano romano svolta in vista con l'arrivo del nuovo direttore Calabresi

Il Corriere vota mister Expo  Repubblica fedele a Pisapia

Milano - Le Comunali 2016 sono la partita della vita. Matteo Renzi lo sa: stavolta si gioca un pezzo di carriera, soprattutto a Milano, dove lo scontro in corso è politico e di potere. Politico e mediatico. Il Corriere della Sera dà voce a una Milano che è congeniale all'uomo del Pd, Giuseppe Sala. Repubblica sembra subire il fascino del sindaco, Giuliano Pisapia, e della sua candidata, Francesca Balzani. Ma l'arrivo del nuovo direttore, Mario Calabresi, potrebbe spostare l'asse verso accenti più renziani. Pisapia 5 anni fa ha vinto grazie all'alleanza fra l'alta borghesia centrista e la sinistra radicale, espressione dei centri sociali e dei salotti. Ma quello schema è saltato, e il singolare blocco sociale cementato nel 2011 è rimasto senza baricentro: l'«avvocato gentile» ed ex deputato di Rifondazione Comunista, viste anche le evidenti difficoltà, si è tirato indietro. Archiviati i sindaci arancioni, il nuovo paradigma della sinistra è un Pd a «vocazione maggioritaria». Tocca a Renzi, insomma. Per carattere e biografia, i match decisivi il segretario Pd li gioca all'attacco, con un misto di calcolo e baldanza; è così dai tempi di Palazzo Vecchio e poi delle sfide nel partito. Senza sbracciarsi troppo, dunque, il suo cavallo lo ha messo in pista: il commissario Expo Giuseppe Sala. Lo ha chiamato «Beppe» prima dell'evento. Gli ha dedicato due battute nel giorno della chiusura. Lo ha incontrato in prefettura ottenendo la sua (non convintissima) disponibilità.In politica, però, niente succede a caso, e le due anime dell'operazione Pisapia hanno perso ciascuna la sua strada. C'è stato, è vero, il tentativo, di far passare Sala per un «nuovo Pisapia». Il banchiere Piero Bassetti, leader riconosciuto del «comitato dei 51», in un'intervista al Corriere a fine ottobre ha spiegato che «per mantenere il blocco sociale che nacque nel 2011 oggi servirebbe una figura di riconosciuta capacità anche manageriale», osservando poi che «dovrebbe essere Pisapia a indicare la strada». Erano i giorni in cui alla candidatura Sala si opponeva quella solida ma non sfolgorante di Pierfrancesco Majorino, assessore al Sociale ed esponente della minoranza Pd. Il Corriere pubblicava un sondaggio che dava Sala favorito (senza testare però la popolarità del leghista Matteo Salvini). E Repubblica raccontava l'ipotesi un ticket Sala-Majorino, molto intervistato allora. Retroscena? Più una proposta, osservavano maliziosi i renziani milanesi. In politica, però, niente succede a caso. E il manager prestato al Pd (con un passato da direttore generale con la giunta di Letizia Moratti), non ha voluto o saputo proporsi come «il nuovo Pisapia». Ora sì, ha rivelato antiche e insospettabili simpatie comuniste. Ma aveva già confessato che lui se ne «frega» quando dicono che è «di destra, di centro o di sinistra». La frittata era già fatta. Anche per questo un veterano della sinistra ambrosiana, Basilio Rizzo, ha liquidato il manager renziano senza troppi complimenti: «Se c'è lui, non ci siamo noi». Sel non sa che pesci prendere. Pisapia, vista l'aria che tira (e l'incontro Sala-Ncd), ha schierato Francesca Balzani, avvocato genovese, ex deputata europea, oggi vicesindaco. Sala contro Balzani, dunque. Il blocco del 2011 ora ha due candidati. Da un lato la borghesia centrista sta col manager (e perfino il bocconiano per antonomasia, Mario Monti, a stento trattiene l'entusiasmo per il collega).

Dall'altro, mentre il povero Majorino è scomparso dai radar (e, accusa, «dai titoli»), Balzani passa da una trasmissione all'altra a spiegare che forse si candiderà anche lei.

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