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Cortocircuito a sinistra Coop aggira lo sciopero con i contratti di 24 ore

I sindacati denunciano la società che gestisce la Reggia di Venaria. Ma sono indifendibili

Cortocircuito a sinistra Coop aggira lo sciopero con i contratti di 24 ore

È davvero un cortocircuito della sinistra quello che ieri è stato al centro dello scontro tra coop e sindacato avutosi alla Reggia di Venaria, poco distante da Torino. In effetti, si è assistito a qualcosa di molto curioso, dato che la Reggia è rimasta aperta nonostante lo sciopero dei lavoratori, da vari mesi in lotta con la cooperativa a seguito del nuovo appalto dei servizi, che chiede di fare più ore per una paga oraria inferiore, eliminando pure il supplemento per la domenica e i buoni pasto.

Nel giorno della Befana è stato possibile visitare il magnifico complesso del diciassettesimo secolo e accedere alle sale perché la coop si è avvalsa della legge che in questi casi consente di «precettare» una ventina di lavoratori. Non bastasse questo, e ciò ha suscitato reazioni molto dure da parte del sindacato, essa ha pure proceduto a una decina di assunzioni per un solo giorno, così da compensare le assenze degli scioperanti.

Tutto ciò si spiega. La cooperativa che gestisce la Reggia Reale, Coopculture, non è una piccola realtà. Al contrario, si tratta di un colosso presente in oltre 250 siti (tra musei, luoghi d'arte, biblioteche e altro), con oltre mille operatori. È un'azienda che ragiona come un'azienda, e che - giustamente - si preoccupa di offrire un servizio al meglio. Il suo obiettivo non è quello di dovere chiudere proprio nei giorni di massima affluenza, come sono quelli delle vacanze natalizie, e di sicuro essa si preoccupa di ridurre al massimo i costi, al fine di poter essere competitiva.

È ugualmente facile capire perché il sindacato abbia reagito con tanta irritazione. E in effetti un'organizzazione dei lavoratori come l'Unione sindacale di base ha già annunciato querela all'ispettorato del lavoro dopo avere addirittura chiamato i carabinieri, che ieri si sono presentati alla Reggia per acquisire tutti i documenti sui contratti dei sostituti giornalieri. La cooperativa afferma che il suo comportamento è più che legittimo (e che quelle presenze «spot» erano già state programmate, per potenziare il servizio nei fine settimana), mentre i sindacati replicano in maniera molto dura, sostenendo che l'azienda avrebbe leso quello che ai loro occhi è un diritto sacro e intoccabile: quello di scioperare. E parlano di un comportamento antisindacale mai visto in precedenza.

Va detto che lo scontro di ieri s'inserisce in una vertenza tra coop e sindacato che, a Venaria, ormai dura da tempo. E certamente la posizione (indifendibile) tenuta dal sindacato è quella di chi ritiene che bassi salari e condizioni di lavoro disagiate siano essenzialmente il frutto della volontà malvagia di qualche dirigente, e non già di un'oggettiva debolezza dell'economia attuale. Se il nostro sistema produttivo fosse più florido e dinamico, i lavoratori che si sono visti abbassare la paga oraria avrebbero lasciato la cooperativa per cogliere opportunità migliori. Ma decenni di statalismo e dirigismo hanno tolto molta forza contrattuale a quanti oggi si presentano sul mercato.

Da parte sua, è evidente che la cooperativa fa il gioco delle tre carte. Da un lato, si presenta come una realtà senza scopo di lucro: quasi fosse gestita da angeli (e non da uomini) e come se non vi fosse «lucro», ad esempio, nel conseguire posizioni dirigenziali, con i benefici a ciò connessi. E per giunta si schiera di continuo con la retorica del «politicamente corretto», salvo poi agire come un'impresa tra le altre, pur godendo di benefici fiscali e protezioni politiche di vario tipo.

E questo spiega la rabbia di un sindacato ancorato ai vecchi miti del socialismo novecentesco.

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