Politica

Così avete bloccato il Paese

Negli ultimi anni la crisi non ha colpito i ricchi veri, che tali sono rimasti, né portato all'indigenza i meno abbienti. La crisi ha falcidiato la classe media

In uno studio presentato ieri da Intesa Sanpaolo viene certificata una verità che a nostro avviso è il vero problema di questo Paese. E cioè che negli ultimi anni la crisi economica non ha colpito i ricchi veri, che tali - con qualche ammaccatura - sono rimasti, né portato all'indigenza i meno abbienti. La crisi, ci dice l'analisi di Banca Intesa, ha falcidiato la classe media, che nel 2007 rappresentava il 57 per cento della popolazione e che oggi è scesa al 38: sette milioni di italiani hanno cioè perso il tenore di vita che avevano e sono precipitati nella scala sociale andando ad infoltire l'esercito del non consumo e dell'elusione fiscale.

La storia insegna che è la piccola e media borghesia a trainare lo sviluppo del Paese. Il lavoro non lo si crea per legge. Milioni di imprenditori e di eccellenti professionisti hanno fatto grande l'Italia con le loro capacità, creato occupazione e distribuito ricchezza. Con quella che si sono giustamente tenuta, hanno comperato prima la casa, poi la villetta per le vacanze e, perché no, la seconda macchina e pure la fuoriserie. Apriti cielo. Tra invidia, rancore e odio di classe figlio dell'ideologia di sinistra (malattia dalla quale la magistratura non è esente), ecco dove e come lo Stato ladro e dissipatore ha pensato di poter salvare i suoi conti. E quindi giù tasse sui redditi medio-alti, sulle prime e seconde case, ecco i superbolli su auto e barche, via i contanti. Uno Stato di polizia fiscale ha stritolato le imprese e messo all'indice artigiani e commercianti. Risultato? I miliardari hanno portato soldi, fabbriche e yacht all'estero, i poveri sono rimasti tali perché nuove occasioni di lavoro e crescita sono sparite. Il conto l'ha pagato la classe media, e il Paese, ovviamente, si è fermato.

Non è un caso che a innescare tutto questo sia stato un presidente della Repubblica comunista, Giorgio Napolitano. La ricetta, senza mai sottoporla al giudizio delle urne, l'ha affidata prima a Mario Monti, poi a Enrico Letta e infine a Matteo Renzi. Il quale Renzi non dà segno di invertire la rotta: 80 euro di mancia ai ceti più bassi e una nuova infornata di tasse per quelli medi. Ora dice di voler riformare il fisco.

Prima di esultare aspettiamo di capire: a favore di chi e a carico di chi? Perché se sparerà ancora nel mezzo, oltre a non trovare più quasi nulla, ci porterà diritti alla catastrofe.

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