Cronache

"Così il centro sociale spillava soldi ai migranti"

Rimini, un "pentito" svela ai giudici business sospetti. Ma gli attivisti negano: "Non sfruttiamo gli indigenti"

"Così il centro sociale spillava soldi ai migranti"

Roma - A Rimini lo chiamano con un termine eccessivo «il pentito»: è un ex attivista del centro sociale Paz che con le sue accuse ha inguaiato tutti i compagni. L'ex autonomo ha raccontato ai magistrati una storia in cui ancora una volta si mescolano accoglienza di immigrati e lucro. Una storia su cui la Procura sta svolgendo le verifiche del caso e che, se accertata, arricchirebbe il lungo elenco di stravaganze della Capitale della riviera: migliaia di venditori abusivi che occupano le spiagge, una sovrabbondante chincaglieria che pare venire da un'unica fonte, suddivisa tra abusivi nordafricani delle spiagge e negozi cinesi, tanti appartamenti acquistati sempre dai cinesi, un'assegnazione di case popolari a totale svantaggio degli italiani.

L'informatore della Procura era uno degli occupanti di Casa Madiba. L'edificio, così chiamato in onore di Nelson Mandela, è un ex stabile dei vigili del fuoco espropriato dagli autonomi alla fine del 2013. Lo scopo dell'occupazione era dare ospitalità a senzatetto e immigrati. A Rimini moltissimi venditori abusivi occupano gli hotel abbandonati per la crisi. I senzacasa stanno aumentando anche tra gli italiani, e una parte, appunto, si era rivolta ai ragazzi del Madiba. A maggio la polizia ha sgomberato la struttura. Gli attivisti hanno trovato subito una nuova sistemazione, ancora con un'occupazione abusiva, questa volta a Villa Ricci, uno stabile del Comune. E proprio nel mese di maggio sono arrivate le dichiarazioni dell'ex attivista, e la denuncia, pesante, contro quella che doveva essere un'oasi di accoglienza, seppure illegale: per soggiornare nello stabile occupato bisognava pagare 400 euro al mese o lavorare gratis per il gruppo, ha raccontato l'ex ospite. La struttura era ovviamente a costo zero perché l'insediamento era abusivo, ma gli occupanti avrebbero preteso l'«affitto». Possibile che un luogo che doveva essere tutto dedicato all'accoglienza fosse una fucina di denaro? O è solo una vendetta tra ex compagni dove qualcuno vuole screditare il gruppo? La procura non ha avuto comunque esitazione a voler scavare di più. I magistrati riminesi hanno quindi aperto un terzo fascicolo su casa Madiba: il primo sull'occupazione, il secondo sull'esproprio di Villa Ricci, e il terzo, appunto, sulla denuncia dell'ex, ipotizzando i reati di violenza privata ed estorsione da parte degli occupanti nei confronti degli immigrati.

Gli attivisti del Paz hanno reagito con un comunicato indignato: «Come avremmo potuto chiedere del denaro a degli indigenti? A quale scopo? Casa Madiba Network viene colpita perché al tentativo di spostare e schiacciare tutto su dinamiche di ordine pubblico (scontri scontri scontri) sta costruendo in questo territorio una prospettiva e proposta politica alternativa». Un ragazzo keniano ha portato la sua testimonianza spiegando di non aver mai dovuto pagare e di essere stato anzi aiutato. L'avvocato del Paz annuncia querela contro il Resto del Carlino , primo a dare la notizia. Sel è schierata al fianco degli okkupanti. «La serietà di chi opera dal basso - chiarisce il segretario provinciale Prc di Rimini, Paolo Pantaleoni - non sarà scalfita da questa denuncia e non fermerà la propria azione».

E Giovanni Paglia, segretario regionale di Sel ed eletto in Parlamento: «Il giudizio su Casa Madiba e su un attivismo che mette i bisogni delle persone sopra il principio astratto di legalità può divergere - ammette - ma si combatta il malaffare, non chi lotta».

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