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Così la coalizione fermerà l'euroburocrazia

L'obiettivo primario: diminuire i vincoli e i cavilli che ostacolano lo sviluppo dell'Italia

Così la coalizione fermerà l'euroburocrazia

Roma «No alle politiche di austerità». Il terzo capitolo del programma di centrodestra, intitolato Meno vincoli dall'Europa, si apre con una decisa riaffermazione di un principio di economico-politico di stampo liberale: non si possono stringere le maglie del bilancio in periodi di crisi perché esse peggiorano la situazione.

Anche se Silvio Berlusconi ha ribadito la volontà di rispettare i parametri del Trattato di Maastricht e non ha evidenziato alcun intento polemico nei confronti della Bundeskanzlerin Angela Merkel, è chiaro che tale intendimento contrasta con il rigore promosso a Bruxelles dalla Germania e dai suoi Paesi alleati, convinti che gli aumenti delle tasse guariscano da tutti i mali. I conti dello Stato si possono stabilizzare, come ha detto il Cavaliere, anche con un piano di privatizzazioni, cioè riducendo lo spazio del pubblico, anziché mettendo le mani nelle tasche dei contribuenti.

D'altronde, la novità più «sovversiva» è anche quella che segue il modello berlinese: il recupero di sovranità si dovrà attuare tramite la «prevalenza della nostra Costituzione sul diritto comunitario». È stato proprio il Bundesverfassungsgericht, il Tribunale costituzionale federale tedesco, a sancire che ogni ampliamento delle competenze Ue comporta una pronuncia da parte del Parlamento tedesco in quanto le istituzioni comunitarie non sono «un organo di rappresentanza di un popolo europeo sovrano». Da tale presa di posizione derivano l'impegno a una revisione e i Trattati europei e, soprattutto, alla tutela degli interessi italiani, «a partire dalla sicurezza del risparmio e della tutela del Made in Italy».

Insomma, nessuna fuga in avanti sarà accettata senza una previa ratifica parlamentare. Basti guardare al bail in che prevede la penalizzazione di obbligazionisti e correntisti bancari, confliggendo apertamente con l'articolo 47 della Costituzione che tutela il risparmio. Oltre alle nostre produzioni agroalimentari, spesso messe a rischio da normative che «difendono» più le imitazioni che l'originale, il vero problema è anche l'immigrazione: la ripresa del controllo dei confini si inserisce in questo difficile dibattito con l'Europa che ha abbandonato il nostro Paese al proprio destino di approdo naturale per centinaia di migliaia di irregolari. E anche in questo caso non si tratta di una follia sovranista giacché Francia e Germania controllano molto severamente le proprie frontiere.

Ora, se si guarda nel complesso a una proposta politica che poggia sull'introduzione della flat tax (aliquota unica al 23%) e sul superamento della legge Fornero, è legittimo che un certo tipo di establishment, non estraneo alla caduta del governo Berlusconi nel 2011, abbia cominciato a inviare a Roma avvertimenti «sospetti» a mezzo stampa. Ieri è stato il turno di Mario Monti che sul Corriere ha tessuto nuovamente le lodi delle misure recessive che portarono la sua firma sostenendo che «sacrifici» e «serietà» sono necessari. Altri autorevoli notisti hanno evidenziato come prossimamente tutte le leve dell'Ue (a partire da Bce e Commissione) saranno nelle mani dell'asse franco-tedesco e che l'Italia farebbe bene a non irritarli.

Il retropensiero è rivolto alla presunta eversività di Berlusconi che, invece, segue proprio l'esempio di Parigi e Berlino.

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