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"Così ho cresciuto mia figlia nel seggio d'aula"

L'ex eurodeputata Licia Ronzulli: "Ho lavorato con lei accanto, è cresciuta in un ambiente multiculturale"

"Così ho cresciuto mia figlia nel seggio d'aula"

Roma - «Sì, sì, facciamola subito l'intervista, perché poi vado a prendere mia figlia e sarà più complicato». L'ex europarlamentare di Fi Licia Ronzulli risponde al telefono tra un impegno di mamma e uno di politico.Com'è cresciuta Vittoria in questi 5 anni sui banchi dell'Europarlamento?«Benissimo. Ci è arrivata a 44 giorni, me la portavo in aula neonata per votare perché dovevo allattarla e non volevo lasciarla a casa. Per 3 anni ho fatto il mio lavoro con lei accanto e ora frequenta l'asilo in lingua inglese. Credo che avrà una spiccata elasticità mentale, anche perché è cresciuta in un ambiente cosmopolita, in una mescolanza multiculturale cui l'Italia non è abituata».

Che impressione le fanno le polemiche su Giorgia Meloni incinta che si vuole candidare sindaco di Roma?

«Non vedo nulla di machista o sessista nelle frasi di Guido Bertolaso e Silvio Berlusconi. Penso che il primo abbia solo espresso con dolcezza, forse con leggerezza, un sentimento di protezione per una donna in gravidanza. E Berlusconi, con il senso pragmatico che lo distingue, si è preoccupato solo del grande impegno che richiede amministrare una città come Roma. D'altronde, è stato il primo a portare tante donne in parlamento, a scegliere come ministri la Carfagna e la Meloni, anche la Prestigiacomo e la Gelmini che hanno partorito durante il mandato. Gli attacchi da sinistra mi sembrano strumentali. Sono di chi approva l'utero in affitto e il mercimonio della donna, chi criticava le esponenti di centrodestra per l'aspetto fisico, chi non protesta ora perché Matteo Renzi non ha istituito un ministero per le Pari opportunità, che dovrebbe risolvere tanti problemi quotidiani delle famiglie».

La questione da noi si amplifica perché i padri sono poco presenti, mentre il primo ministro inglese David Cameron o il vicecancelliere tedesco Sigmar Gabriel prendono senza scomporsi il congedo di paternità?

«È proprio così. Ho amiche manager che hanno dovuto lasciare il posto perché i mariti pretendevano che scegliessero tra famiglia e lavoro. E ricordo certi sguardi inquisitori verso di me all'Europarlamento, come se fossi una madre degenere perché non me ne stavo a casa con mia figlia. Mi chiedo come mai nessuno si preoccupa se Corrado Passera si candida a sindaco di Milano mentre gli nasce una figlia. La verità è che da noi il carico di lavoro genitoriale è maldistribuito».

Esempi come il suo o della Meloni aiutano a cambiare questa mentalità?

«Sì, ma ogni scelta è personale e non può essere giudicata dagli altri.

Bisogna essere consapevoli dei propri limiti e anche delle nuove energie che dà la maternità».

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