Cronache

Così i migranti evitano l'identificazione

Piangono, urlano, si ribellano. E usare la forza non si può

Così i migranti evitano l'identificazione

«No, please». Piange, inconsolabile, una migrante che deve essere sottoposta a identificazione. «No, please. Please». Gli operatori di polizia insistono. La donna deve rilasciare le sue impronte digitali e deve farsi scattare una foto. Ma lei implora e urla straziata. Sa che se sarà identificata in Italia, dovrà rimanervi. Probabilmente ha affrontato la traversata per raggiungere i Paesi del Nord passando per l'Italia. Non vuole restare qui. Come lei tanti altri. Risponde con un «no» secco un gruppo di giovani migranti all'invito del poliziotto di farsi identificare. E l'agente, dopo un po', desiste. È tutto nel video della polizia di Stato consegnato in esclusiva alla trasmissione Omnibus di La7 e poi mandato in onda. È uno spaccato d'Italia, di come la Penisola stia tentando di contenere entro i suoi confini un flusso interminabile di stranieri, tra i quali una buona parte che vuole andare via. Ma l'Italia non può, coi mezzi di cui dispone, spingersi oltre. E poi, sarà giusto?Sono tre le problematiche che emergono. Innanzitutto la contraddizione tra un'Italia che fa quel che può, seppure con le mani legate, visto che le forze dell'ordine non possono utilizzare coercizione nelle procedure di identificazione, e, di contro, Bruxelles che apre una procedura di infrazione nei suoi confronti, in quanto l'Italia è rea di non avere identificato quasi 60mila migranti nel 2015. C'è poi la preoccupazione sulla sicurezza connessa alla mancata identificazione. Chi sono questi migranti non identificati liberi di fuggire dalle strutture di accoglienza? Tematica legata al fatto che per legge l'immigrato deve fare istanza di status di rifugiato nel primo Paese in cui arriva. Se questa condizione venisse modificata, gli unici a creare problemi per l'identificazione sarebbero migranti potenzialmente pericolosi che andrebbero controllati diversamente. In poche parole ci sarebbe più sicurezza, specie in tempi in cui la minaccia terroristica è pressante. Ma no. La Commissione europea, piuttosto, ha detto che l'Italia deve cambiare la legge e permettere ai funzionari di polizia di prendere le impronte digitali anche con la forza, se necessario. E il ministro dell'Interno Angelino Alfano sembrerebbe avere appreso la cosa con parziale favore. «Ma nemmeno ci deve pensare dice un agente -. Se il ministro intende usare la forza, che sia lui a identificare i migranti. Comodo e facile lasciare a noi la patata bollente senza tutele. Non siamo disposti a mettere a repentaglio noi stessi, contro cui si scatenerebbe il mondo intero. Basti pensare a quando ci fu ordinato di procedere con autorità all'identificazione a Pozzallo anche di chi non voleva sottoporsi alla procedura. A favore dei migranti si schierarono le organizzazioni umanitarie che ce l'avevano con noi».

La Commissione europea chiede anche l'apertura di due hotspot che andrebbero ad aggiungersi a quello di Lampedusa, finora il solo in funzione.

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