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"Così l'esercito può bloccare in pochi giorni le Ong e lo sbarco di migranti"

Il generale Vincenzo Santo: "I nostri militari potrebbero porre fine all'ondata di migranti in pochi giorni e senza neppure combattere"

"Così l'esercito può bloccare in pochi giorni le Ong e lo sbarco di migranti"

Il generale Vincenzo Santo ne è certo: gli sbarchi dei migranti si possono fermare. Basta usare l'esercito per quello per cui è stato creato: difendere i confini. Ma è proprio vero che l'immigrazione è "un fenomeno epocale che non si puo fermare"? Non lo è. Se lo si volesse, in pochi giorni l'esercito italiano potrebbe fermare i flussi migratori.

Lo pensa il generale di Corpo d’Armata Vincenzo Santo, ex numero due della Nato in Afghanistan, già capo di Stato Maggiore della missione Isaf (International Security Assistance Force) ed ora collaboratore di uno dei più importanti siti di informazione sulla Difesa.

"Abbiamo gli strumenti - dice il generale - per controllare le coste libiche senza metterci piede. Le rotte migratorie che ci riguardano convergono su Tripoli, da una parte attraverso il Fezzan, dall’altra attraversando prima l’area sud orientale libica per poi percorrere la costa di Aidabiya. La zona da controllare è molto più ristretta di quanto non si pensi. Per prima cosa si dovrebbe attuare il blocco delle navi Ong per impedirne l’effettivo ingresso in acque libiche, per poi andare a colpire a 'domicilio' gli schiavisti con le nostre forze speciali catturandoli e trasferendoli nelle nostre prigioni. Tutto questo senza attendere la benedizione di organismi internazionali e senza timore di violare la sovranità nazionale di alcuno. La nostra viene violata ogni qualvolta una nave non italiana ci porta a domicilio quel miserevole carico umano". Tradotto: se volesse l'Italia potrebbe colpire e distruggere il traffico di migranti, ponendo fine alla grande invasione.

Il generale non nasconde che tra le fila dell'esercito ci sia insofferenza rispetto a quanto sta facendo il governo in tema di immigrazione. "I colleghi e i vecchi collaboratori con i quali sono in contatto - dice a Libero - manifestano la stessa rabbia che alimenta, penso, la maggior parte dei cittadini. Del resto, come si fa ad avere fiducia nelle istituzioni quando l’immigrato irregolare che pochi giorni fa a Milano ha accoltellato un poliziotto è stato scarcerato, anche se poi espulso? E magari tornerà. Ed è facile immaginare la frustrazione di chi sta giornalmente in strada per garantire la sicurezza dei cittadini".

Non condivide invece l'idea di creare campi per migranti in Libia: "Stiamo spendendo soldi per un governo che deve ancora dimostrare di poter controllare il territorio - dice - lo stesso dove le varie tribù che si spartiscono il potere spesso fanno il doppio gioco e comunque non si potrebbe, per ragioni anche umanitarie, affidare proprio a loro la gestione di eventuali campi. Vanno invece organizzati e pagati in Tunisia e in Egitto, forse anche in Algeria a patto, mi riferisco all’Egitto, che si ricostruisca il rapporto diplomatico dopo la rottura del caso Regeni".

E per i clandestini a cui non è stato riconosciuto il diritto d'asilo, il generale Santo pensa sia necessario aumentare le capacità delle forze dell'Ordine di arrestare, caricare sugli aerei e spedire indietro il migrante. Anche se il Paese di origine non collabora: "Occorre affidare alle forze dell’Ordine il compito di rintracciarli e metterli a disposizione delle varie autorità consolari per l’identificazione certa dei clandestini - conclude Santo - anche se sono stati ben istruiti a far sparire i documenti, con la scusa che sono stati rubati o trattenuti dagli scafisti. Così non si può provare da quale Paese provengono.

Ma sono convinto che se si vuole risalire alla nazionalità dell'immigrato, ci si riesce comunque, a meno che non faccia comodo un diverso approccio".

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