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Così la madre spingeva la figlia a vendersi

Così la madre spingeva la figlia a vendersi

RomaL'epilogo più amaro della squallida vicenda delle «baby squillo» di Roma, le due ragazzine minorenni che si prostituivano in un appartamento ai Parioli, è nelle motivazioni della sentenza di condanna di otto protagonisti di questa storiaccia. Delle 85 pagine del provvedimento del gip Costantino De Robbio, come rivelato ieri in prima pagina dal Tempo, molte sono dedicate alla madre di una delle ragazze, coinvolta «nello sfruttamento della prostituzione». La figlia aveva 14 anni all'epoca dei fatti. Se Mirko Ieni e Nunzio Pizzacalla, i due organizzatori del giro, sono stati condannati rispettivamente a 10 e a 7 anni di reclusione, la madre della giovanissima baby squillo oltre a prendersi sei anni ha perso la potestà genitoriale. E la faccia. Il gip, per lei, ha parole durissime: «In più occasioni ha chiesto denaro alla figlia sollecitandola a non cessare l'attività di meretricio perché il denaro che la ragazzina le versava quasi quotidianamente le era necessario per far fronte alle spese», anche voluttuarie, come biglietti per «eventi». Per il giudice, l'«incredibile indifferenza» della mamma è la ragione «del micidiale incrocio di vulnerabilità e assenza di valori che costituisce l'humus» della vicenda.

Mentre l'altra madre di questa storia ha dato il via all'inchiesta - raccontando ad agosto 2013 ai carabinieri il suo timore che la figlia 15enne si prostituisse - la madre della 14enne, invece, si godeva i frutti dello squallido business. «Per lungo tempo - scrive il gip - ha ricevuto dalla figlia 14enne versamenti quotidiani di 150-200 euro e ha scelto di non farsi domande sulla provenienza del denaro, non solo prendendo atto della circostanza ma cominciando ben presto a fare conto su quel denaro la cui provenienza illecita era più che evidente, e giungendo a sollecitarne i versamenti».

Mamme agli antipodi. Una che di fronte al sospetto terribile chiede aiuto alle forze dell'ordine. L'altra senza scrupoli che invece di aiutare la figlia a uscire dal «giro» trae vantaggio dalle sue «prestazioni». La prima ha anche cercato di dire alla seconda che sua figlia si prostituiva, incassando un'accusa di calunnia. Persino al pm che le chiede come aveva giustificato il denaro di cui la ragazzina disponeva, la mamma-orco replica «che credeva che la piccola «spacciasse droga» evidentemente ritenendo che tale attività non meritasse il suo intervento di madre», scrive il gip. La 14enne ha pure tentato di difenderla, quella madre, negando che sapesse. Ma a inchiodarla sono le intercettazioni. «Ma tu che fai? Non te movi oggi?», chiede la donna alla figlia (indisposta) il 7 ottobre 2013. «No ma', perché sto male», risponde la ragazza. «E come facciamo? Perché io sto a corto? Dobbiamo recupera'», insiste la mamma. Intercettata anche mentre minaccia di ritirare la ragazza da scuola se non fosse stata in grado di conciliare studio e «lavoro», nonostante le proteste di quest'ultima («Mamma non c'ho sedici anni, non lo puoi fare»).

Contavano solo i soldi, come dimostra una scena descritta agli inquirenti dall'altra ragazza: «La mamma le faceva: “mi devi dare la mia parte“, e lei diceva “ma oggi non ho fatto niente, non te li posso dare“, “non mi interessa, me li devi dare comunque, mi avevi detto, senò qui non si va avanti».

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