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Il piano del Quirinale per votare a settembre

La strada che porta alle elezioni passa da tre fasi: crisi di governo, consultazioni e verifica di una possibile maggioranza. Se non si dovesse votare a settembre, bisognerà trovare un governo in grado di occuparsi della legge di bilancio

Il piano del Quirinale per votare a settembre

Parlare di elezioni, dalle parti del governo gialloverde, sembra aver perso le caratteristiche di tabù. L'agitazione e i dubbi che attraversano la maggioranza sono constatabili e tangibili da tutti. Esistono una serie di scogli. Trattasi di possibili barriere politiche e tecnico - temporali: il primo steccato è costituito dal voto per il rinnovo del Parlamento europeo del prossimo 26 maggio, perché un governo non può cadere a ridosso di un appuntamento elettorale, specie se quest'ultimo è considerato decisivo ai fini della verifica del consenso attribuibile alle forze maggioritarie; il secondo è rappresentato dalla prossima legge di bilancio, che qualcuno dovrà pur scrivere, magari emendare e votare. Servono tanto un governo quanto dei parlamentari eletti. Difficile, allora, che le Camere possano essere sciolte prima. Matteo Salvini, dopo la posizione politica espressa dal premier Giuseppe Conte sul caso riguardante Armando Siri, potrebbe aver già deciso il destino dell'esecutivo. La sensazione è che per avere un quadro completo della situazione sia necessario attendere la mattina del 27 maggio, quindi i risultati. Vedremo se sarà così.

Secondo quanto si può leggere sull'edizione odierna de Il Messaggero, però, una "road map", come accade di consueto, è già stata predisposta. Il presidente Sergio Mattarella - sostengono sul quotidiano romano - procederà per prassi. Via, quindi, alle consultazioni, nel caso la maggioranza gialloverde dovesse venir meno alla fine di questo mese, ma non viene data come possibile l'ipotesi secondo cui il vertice istituzionale della nostra Repubblica consegni un mandato esplorativo che obblighi chi lo riceve, cioè il premier incaricato, a trovare il consenso all'interno dei due rami del Parlamento. Bisogna che una maggioranza sia certa sin dall'inizio, altrimenti verranno convocate le urne. Sappiamo quanto sia stato difficile trovarne una dopo le scorse elezioni politiche. Diviene dunque pronosticabile pensare che settembre sia il mese indicato affinché gli italiani si esprimino ancora elettoralmente, ma - veniva sottolineato all'inizio - esiste un concreto "però". Se tutti gli attori in campo - ma proprio tutti - dovessero trovare la quadra attorno al fatto che a stilare la legge di bilancio sia un esecutivo di scopo, allora il presidente Sergio Mattarella lavorerebbe a un governo di scopo, con il compito di disporre la turnata per la primavera del 2020. Altrimenti - come detto - voteremo prima.

Sembra la classica situazione da "tertium non datur", ma a decidere, in fin dei conti, saranno Lega e MoVimento 5 Stelle.

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