Politica

Così umiliano l'unica vera metropoli

Doveva finire a tarallucci e vino e invece è finita a pesciate in faccia

Così umiliano l'unica vera metropoli

Doveva finire a tarallucci e vino e invece è finita a pesciate in faccia. Con lo schiaffo della politica romana e del governo grillin-leghista a Milano, umiliando l'unica nostra città presentabile nel mondo senza suscitare imbarazzo e risatine di scherno. Perché tante cose si possono dire del sindaco Giuseppe Sala, ma non che ignori come organizzare un grande evento planetario. A dimostrarlo ci sono nel suo pedigree i 21 milioni di visitatori portati a quell'Expo del 2015 con cui Milano ha stupito il mondo (e di cui anche oggi ad anni di distanza gode i benefici, d'immagine e di indotto economico). E così se l'Italia avesse davvero voluto candidarsi all'Olimpiade invernale 2026, altro non averebbe dovuto fare che consegnargli le chiavi del carrozzone, sperando solo che gli anticorpi dello spirito ambrosiano potessero avere la meglio sulla lebbra dell'intrigo e dell'imbroglio ormai penetrati anche nei mattoni dei palazzi romani.

Nulla di particolarmente difficile, perché dopo Expo la ricetta del successo era già collaudata: un uomo solo al comando e magari proprio quel sindaco Sala che i poteri commissariali necessari a rispettare i tempi in una Paese costituzionalmente in ritardo, sembra averli già nel dna. E poi un tessuto economico e infrastrutturale reattivo come quello lombardo e un governo chiamato solo a essere amico. E, invece, nulla va così dopo che il Coni ieri ha puntato sulla triplice alleanza Milano, Torino, Cortina. Nulla di male se, come chiede Sala, si fosse stabilita chiaramente la governance. In soldoni chi comanda, perché se il cane di due padroni di solito muore di fame, figuriamoci l'olimpiade di tre città. Lo ha rimproverato Sala al presidente del Coni Giovanni Malagò, rammaricandosi perché «le ragioni della politica stanno prevalendo su quelle sportive a territoriali». Svelando che il «chiarissimo dossier» di cui parla Malagò dopo le proteste di Sala, «è stato approvato dal Coni senza che Milano e presumo le altre città, l'avessero a disposizione».

Un bel pasticcio alla romana. Ma paradossalmente i malumori (più di pancia che di raziocinio) ci sono anche a Torino dove 5 Stelle e la sindaca Chiara Appendino sono lacerati tra la voglia di fare e i diktat della «decrescita felice» del verbo grillino. Gente allegra il ciel l'aiuta sono invece i più sereni, anzi serenissimi veneti di Cortina («Accogliamo con gioia questa bellissima notizia»). Senza dimenticare che ad aspettare un'Italia così litigiosa al varco ci sono le temibili candidature della canadese Calgary e della giapponese Sapporo.

Difficile pensare di batterle offrendo questo triste spettacolo da baruffe chiozzotte.

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