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Crediti deteriorati e cessioni: la bad bank alla Pomodoro

L'ex giudice presidente della Rev per le 4 banche fallite Percepirà 120mila euro. Obiettivo vendere gli asset in cassa svalutati a 1,5 miliardi, il 17,6% del valore

Crediti deteriorati e cessioni: la bad bank alla Pomodoro

Milano Si è occupata di bambini e ragazzi per quattordici anni, «per questo mi chiamano ancora la mamma d'Italia», ha detto in un'intervista qualche tempo fa il giudice Livia Pomodoro. Dal '93 al 2007 presidente del tribunale dei minori di Milano e poi a capo dell'intero palazzo di giustizia meneghino, fino a febbraio 2015 quando - raggiunti i 75 anni - è andata in pensione.

Solo per pochi mesi perché mentre l'ex direttore generale di Unicredit, Roberto Nicastro, è al lavoro per rilanciare le quattro «nuove» banche salvate dal governo Renzi, Banca d'Italia ha assegnato al giudice Pomodoro il compito di gestire la «bad bank», ovvero i crediti deteriorati degli istituti finiti sull'orlo del crac. Per uno stipendio annuo lordo di 120mila euro.È questo il compenso deciso per la presidente di Rev Gestione Crediti, la spa costituita lo scorso 18 dicembre davanti al notaio romano Paolo Castellini. I dettagli emergono dai documenti depositati nella banca dati della Camera di Commercio che il Giornale ha potuto consultare.

Con un capitale sociale di 136 milioni di euro (diviso in 13,6 milioni di azioni ordinarie prive di valore nominale) interamente controllato da Bankitalia, la società «veicolo» ha per oggetto: «l'acquisizione e la gestione di crediti in sofferenza e/o di altri crediti anomali e di eventuali rapporti a essi connessi compresi i rapporti riferiti a contratti di locazione finanziaria e factoring a essa ceduti da parte delle 4 nuove banche o da loro società controllate», si legge nello statuto. Tradotto in numeri, la «bad bank» avrà in pancia 1,5 miliardi di crediti anomali, un valore pari al 17,6% di quello originario (8,5 miliardi). L'obiettivo è quello «di massimizzarne il valore anche attraverso una successiva cessione, smobilizzo e incasso dei crediti, nonché di structuring e negoziazione in relazione a operazioni di gestione, cessione, ristrutturazione o finanziamento di crediti in contro proprio». In sostanza, il compito sarà di vendere gli asset, possibilmente a un valore superiore: i guadagni però non andranno a ripianare le perdite di azionisti e obbligazionisti subordinati ma a «restituire» almeno in parte il finanziamento erogato dalle altre banche che hanno reso possibile l'operazione di salvataggio.

La spa presieduta dal giudice Pomodoro può inoltre procedere all'«acquisto, vendita, permuta, usufrutto, locazione, concessione in uso, sfruttamento e utilizzo di beni mobili e immobili di ogni specie». Rev ha sede sociale a Roma e sedi secondarie a Arezzo, Chieti, Ferrara, Jesi ma potrà anche istituire (e sopprimere) «dipendenze e rappresentanze in Italia e all'estero».La durata della società è fino al 31 dicembre 2050 e nel cda, oltre alla presidente Pomodoro siedono come amministratori Claudio Corsini (ex ad della Cassa di Asti) e l'avvocato Marcello Villa, che in passato ha gestito i crediti anomali di Capitalia e Unicredit. Per questi ultimi due il compenso annuo lordo è di 80mila euro ciascuno.

Altri 50mila euro di stipendio sono previsti per i tre sindaci effettivi mentre il presidente del collegio sindacale, Giustino Di Cecco (docente di diritto Commerciale all'Università Roma Tre), percepirà 70mila euro. Retribuzioni che vanno ad aggiungersi a quelle per i vertici delle «good bank» a cui con il decreto del 22 novembre sono stati trasferiti gli attivi sani: Nicastro riceverà uno stipendio di 400mila euro. Ovvero un compenso (senza bonus o altre voci legate ai risultati) di 120mila euro l'anno per l'incarico al vertice di Banca Marche e di Banca Etruria e di 80mila euro l'una per le più piccole Carife e Carichieti. Si tratta di un quarto di quanto prendeva fino all'estate scorsa come direttore generale di Unicredit.

In tutto, i cda e i collegi sindacali delle quattro «nuove» banche costeranno 2,4 milioni di euro.CC

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