Economia

Crescono i mutui degli italiani Ma non è una vera ripresa

Studio Cgia: nel 2016 il debito medio delle famiglie sale a 20.300 euro. Incremento dovuto ai tassi bassi della Bce

Crescono i mutui degli italiani Ma non è una vera ripresa

Famiglie sempre più indebitate nel 2016, ma per acquistare casa e beni di consumo durevoli. Timido segnale di ripresa? Purtroppo non si può fare quest'affermazione sia perché il trend delle vendite al dettaglio l'anno scorso ha leggermente rallentato rispetto al 2015 (+1,3% da +1,5%) sia perché i depositi bancari delle famiglie sono aumentati del 4,5 per cento. Dunque il maggiore ricorso al debito, quando non reso necessario dal peggioramento della situazione economica familiare, è dovuto alla politica dei tassi bassi della Bce.

Ieri la Cgia di Mestre ha pubblicato un'analisi basata su dati di Bankitalia e dell'Istat dalla quale emerge che l'anno scorso le famiglie si sono indebitate in media per 20.341 euro. L'esposizione complessiva verso gli istituti dei nuclei familiari al 31 dicembre ammontava a 525,9 miliardi di euro, in crescita dell'1,6% rispetto all'anno precedente. Per indebitamento medio, precisa l'Ufficio studi della Cgia, si intende quello originato dall'accensione di mutui, dal credito al consumo e dai finanziamenti per le ristrutturazioni.

A livello territoriale le famiglie più in rosso sono le lombarde. Al primo posto ci sono quelle residenti nella provincia di Milano (29.304 euro di debito medio), al secondo quelle di Monza e Brianza (28.901 euro) e al terzo le residenti a Lodi (27.744 euro). La prima provincia non lombarda in graduatoria è Prato (26.988 euro e sesto posto) seguita da Roma (26.792 euro) e Siena (25.624 euro). Le meno indebitate sono quelle di Vibo Valentia (9.284 euro), Ogliastra (9.151 euro) ed Enna (9.072 euro).

Come evidenziato dal coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo, «le province maggiormente indebitate sono quelle che presentano i livelli di reddito più elevati», dunque sono meno preoccupanti queste esposizioni, effettuate evidentemente per approfittare del calo delle quotazioni immobiliari degli ultimi anni, rispetto a quelle riscontrate al Sud. «Dal 2010 al 2016 la variazione del debito nazionale delle famiglie consumatrici è stato del +8,8% mentre l'inflazione del +7,4%», ha ricordato il segretario della Cgia, Renato Mason, evidenziando come «dopo il picco massimo toccato nel 2011 le esposizioni sono scese costantemente fino al 2014, per ritornare a salire negli anni seguenti fino a raggiungere il record di 525,9 miliardi nel 2016». Merita comunque una riflessione la situazione in cui si trovano le famiglie più in difficoltà, ha concluso Mason ricordando i dati Istat che mostrano come negli ultimi dieci anni i nuclei in difficoltà siano aumentati.

Che non si possa parlare di ripresa lo conferma anche un'analisi di Confabitare, associazione di proprietari immobiliari, che ha sottolineato come nel corso del 2016 siano aumentate, causa crisi, le morosità delle rate condominiali che hanno raggiunto la cifra media di 1.250 euro a nucleo. In particolare, il fenomeno è in rilevante crescita a Bologna (+33,8% annuo), Roma (+ 33%), Napoli (+32,7%), Torino (+31,8 %) e Milano (+30%).

Si tratta dell'effetto della riforma dei regolamenti condominiali che dal 2013 impedisce agli amministratori di «scaricare» le morosità sugli inquilini in regola, ma è innegabile che il fenomeno sia legato all'evoluzione negativa della congiuntura.

In alcuni casi, infatti, gli affittuari preferiscono sospendere il pagamento delle rate condominiali anziché quelle dell'affitto per evitare lo sfratto.

Commenti