Mondo

La cricca intoccabile che nessuno vedeva

«Tutta» la verità per Giulio Regeni, e non solo quella contro le indubbie responsabilità egiziane, sta lentamente affiorando

La cricca intoccabile che nessuno vedeva

«Tutta» la verità per Giulio Regeni, e non solo quella contro le indubbie responsabilità egiziane, sta lentamente affiorando. Repubblica ha scoperto l'acqua calda con un titolo in prima pagina sulle «bugie di Cambridge». La notizia è l'ennesima richiesta della procura di Roma, titolare delle indagini sul ricercatore friulano torturato a morte al Cairo, di interrogare la sua tutor, Maha Abdel Rahman, e acquisire i tabulati telefonici della docente di origine egiziana che ha mandato Regeni allo sbaraglio. Lo stesso ricercatore comunicando dall'Egitto via Skype con i familiari confermava i dubbi sulla tutor, che lo aveva affibbiato a una collega del Cairo altrettanto attivista contro il regime del presidente Al Sisi.

Il Giornale e Panorama avevano acceso i riflettori sulla «cricca» dei docenti agit prop di Cambridge subito dopo il terribile omicidio del giovane friulano. Media a senso unico, politici, analisti, amici di Regeni ci bollavano come «depistatori» e nel migliore dei casi le rivelazioni, confermate oggi da Repubblica e trasformate in oro colato, venivano silenziate. Pure Amnesty international, che ha adottato la campagna per la verità su Regeni, seguiva il branco senza porsi domande. Per esempio come fosse possibile che Abdel Rahman, pochi mesi prima di affidare la ricerca a Giulio, avesse tenuto una conferenza proprio con Amnesty a Cambridge denunciando i pericoli in Egitto per studenti, docenti e società civile. Salvo poi dare il via libera, assieme al suo capo dipartimento, all'analisi del rischio preparato dallo stesso ricercatore friulano sulla missione al Cairo. Qualche apparato di sicurezza egiziano ha le mani sporche del sangue di Giulio, ma la cricca politicizzata di attivisti con i panni di docenti universitari che lo hanno spedito al Cairo devono dire «tutta» la verità. Noi e pochi altri lo avevamo scritto in tempi non sospetti. Della cricca universitaria che ha cavalcato il caso Regeni fa parte anche Anne Alexander. Attivista e docente di Cambridge ha indetto la petizione accademica internazionale contro Al Sisi con il cadavere di Giulio ancora caldo. Alexander, marxista convinta e filo Fratelli musulmani, mentre Regeni era al Cairo probabilmente con i suoi contatti, manifestava a Londra contro la visita del presidente egiziano bollandolo come «un assassino». Ora si scopre che neppure Regeni, a ragione, si fidava dei suoi tutor. E che altri studenti ricercatori di Cambridge inviati in Egitto dallo stesso gruppo erano finiti nel mirino del regime e avevano subito violenze.

Il nostro governo, che ha ritirato l'ambasciatore dal Cairo fino a pochi mesi fa, doveva usare lo stesso pugno di ferro con gli amici e alleati inglesi. La cricca universitaria di Cambridge, che ha messo nei guai Regeni, agiva contro l'Egitto alla luce del sole e sembra che gestisse da tempo «ricerche» pericolose usando studenti come carne da cannone. Una realtà che non poteva sfuggire ai servizi segreti di Sua Maestà britannica. Regeni si è accorto troppo tardi che qualcosa non quadrava.

Per questo bisogna tirare fuori tutta la verità sia dai buchi neri egiziani che sul lato oscuro della cricca di Cambridge.

Commenti