Politica

LA CRISI ECONOMICA

RomaFosse per lui, Renzi non si muoverebbe più da Brisbane. Al G20 australiano si sono invertite le parti dei Consigli europei (ed anche del famoso G20 di Cannes). Con l'Italia dalla parte dei «buoni». E la Germania da quella dei «cattivi».

Nella sostanza al G20 è emerso chiaro a tutti che l'Europa (germano-diretta) è la «palla al piede» della crescita mondiale. «Tutti hanno evidenziato con forza - sottolinea il presidente del Consiglio - che l'austerità non è la risposta. Bisogna investire sulla crescita ed in modo diverso dal passato». In modo particolare, deve farlo l'Europa. «Deve cambiare gioco e puntare di più su crescita e occupazione: dobbiamo cambiare strategia come Eurozona, come ci hanno suggerito Barack Obama e David Cameron», aggiunge Renzi.

Il segretario del Pd, da quando è a Palazzo Chigi, non ripete più una formula che gli era cara: il 3% di deficit è anacronistico. Si è impegnato in tal senso sia con Giorgio Napolitano sia con Pier Carlo Padoan. Quest'ultimo gli ha fatto sapere, in tempi non sospetti, che se Renzi dovesse ripetere quelle formule del passato, lui si sarebbe dimesso. E così Renzi si tace sul tema.

Ma rilancia sulla crescita. E sugli investimenti. Così, stimola Jean-Claude Juncker a tenere fede - davanti al G20 - al piano da 300 miliardi di investimenti, promessi prima di diventare presidente della Commissione Ue. «Saranno il calcio d'inizio alla ripresa economica», dice. E a quanto riferiscono i collaboratori del presidente del Consiglio anche Obama sarebbe della stessa idea: lo avrebbe confermato durante un colloquio a quattr'occhi con il premier.

«Non ci siamo limitati a cambiare governo ma anche passo», osserva Renzi. «L'Italia è finalmente libera, svincolata dai legami del passato». E ricorda le riforme in discussione in Parlamento: da quella della legge elettorale a quella del mercato del lavoro. Insomma, l'Italia ha cambiato passo. «Ora è tempo che anche l'Europa cambi strategia».

A parole, e stretto dalla polemica sui Luxleak, Juncker sembra condividere l'accelerazione stimolata da Renzi. Ma precisa che il pacchetto da 300 miliardi di investimenti dovrà essere gestito da una cabina di regia dislocata a Bruxelles. In altre parole, difficilmente il primo miliardo dei 300 previsti potrà essere speso entro il 2015.

Così, il presidente della Commissione fa buon viso a cattivo gioco. A Brisbane si adegua al pressing mondiale per far tornare a crescere anche l'Europa. Ma, una volta a Bruxelles, tornerà ad esercitare il potere che gli viene dal ruolo. Insomma, concedere margini d'azione con il contagocce, così come previsto dai trattati.

E la Merkel? È sul banco degli imputati a Brisbane. È chiaro a tutti i leader mondiali che se l'Europa arranca è per responsabilità tedesca. «In questi anni - le ricorda indirettamente Obama - gli Usa hanno dato lavoro a più persone di tutte le economie sviluppate messe insieme. Ma non ci si può aspettare che portino l'economia mondiale sulle proprie spalle».

Così, visto l'isolamento in cui cade in terra australiana, la Cancelliera concede a Renzi un vertice bilaterale, in programma per i primi giorni del prossimo anno.

Commenti