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Crisi con Parigi, Tav e recessione: Confindustria avvisa l'esecutivo

Crisi con Parigi, Tav e recessione: Confindustria avvisa l'esecutivo

E per fortuna che, soltanto una decina di giorni fa, il premier Conte ci aveva ammonito con il ditino alzato dicendoci che non c'era motivo di perdere la fiducia perché il 2019, economicamente parlando, sarebbe stato non solo bello, ma bellissimo. Provare per credere: il presidente del Consiglio è stato subito smentito dai dati che, in quanto tali, non sono assoggettati agli umori politici o ai proclami del leader di turno. L'anno appena cominciato è così fantastico che ci ha subito regalato uno «spread» che torna a salire, una recessione con tutti i crismi ed una produzione industriale sprofondata a livelli molto bassi: l'Istat ha appena reso noto che il calo tendenziale di dicembre è stato del 5,5%. Alla faccia dei sogni pindarici di Conte & C., la realtà è, quindi, ben diversa come mi conferma, al telefono, il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia: «La frenata dell'industria italiana è più brusca di quanto ci aspettasse per diversi motivi. Due in particolare: il drastico peggioramento dell'economia tedesca, condizionata tra l'altro dal calo della domanda di auto dalla Cina, e la maggiore incertezza tra i nostri imprenditori che, in mancanza di misure per la crescita, rinviano gli investimenti o addirittura li cancellano». Siamo, insomma, in una specie di cul-de-sac, un vicolo cieco che rischia di essere sempre più cieco: tra debolezze degli altri e debolezze nostre, rischiamo davvero di innescare un circolo vizioso. Ecco perché, secondo il «numero uno» di viale dell'Astronomia, non c'è più tempo da perdere: alle misure già previste dal governo, urge adesso affiancarne altre come (Di Maio, se ci sei batti un colpo ) l'apertura di tutti i cantieri, compresa la Tav. E, a proposito del vicepremier grillino, Boccia fa anche una raccomandazione: «Ai nostri problemi attuali dobbiamo evitare di aggiungerne altri come le ultime tensioni con la Francia che è il nostro secondo partner commerciale al mondo». Ecco, in questi giorni, i quotidiani hanno dipinto in tutte le salse i contraccolpi soprattutto europei dell'irrigidimento Roma-Parigi causato dalla trasferta sotto la Torre Eiffel della coppia Di Maio-Di Battista a fianco dei gilet gialli (giallo tira giallo ). Pochi hanno, però, sottolineato i risvolti economici degli j'accuse a cinque stelle che hanno già provocato il richiamo dell'ambasciatore francese. Ma adesso gli industriali dicono al governo di non trascurare anche questi aspetti. Un esempio? Il caso dell'Alitalia: se un tempo eravamo noi italiani (al tempo del governo Berlusconi) a decidere se Air France dovesse entrare o meno nel capitale della nostra compagnia di bandiera, oggi il pallino ce l'hanno i «cugini» (o «ex cugini»?), tanto è vero che i transalpini si sono appena sfilati dal salvataggio della stessa Alitalia.

Quando si dice l'«effetto-boomerang».

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