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La crisi tedesca favorisce i giochi sovranisti

La crisi tedesca favorisce i giochi sovranisti

Che caos l'Europa. Anche la tetragona Germania è politicamente allo sbando. Alla Cancelliera Angela Merkel non è bastato incastrarci ottenendo dal Consiglio Europeo la formuletta sui movimenti secondari. La possibilità d'internare in campi chiusi i migranti sbarcati in Italia, o altrove, ma transitati poi nei territori di Berlino attraverso le maglie larghe di Schengen, non basta al ministro dell'Interno Horst Seehofer. Il falco bavarese della Csu ribadisce la decisione di far entrare in vigore quel suo masterplan che prevede il respingimento alla frontiera di chiunque non abbia documenti o abbia presentato domande di asilo in altri Paesi. E spiega di non poter accettare la soluzione della Merkel che propone di rinunciare ai respingimenti, illegali secondo le norme Ue, introducendo invece l'internamento nei cosiddetti centri Anker, ovvero i centri con obbligo di dimora, previsti dal suo masterplan.

«Arrivo di proposito da Berlino, ma la Cancelliera si è mossa dello zero virgola zero dalle sue posizioni» ha spiegato ieri Seehofer, ai vertici della Csu riuniti a Monaco, per ascoltare il risultato del faccia a faccia con la Merkel svoltosi la sera prima.

E l'esausta Cancelliera ha, a sua volta, allargato le braccia ammettendo che più di così dall'Italia era veramente difficile ottenere. Ora resta ancora da capire se Seehofer avrà il coraggio di portar lo scontro alle estreme conseguenze facendo saltare il governo o se si accontenterà di aver piegato al suo volere la Merkel.

Le evoluzioni politiche in seno alla Germania hanno però dirette conseguenze nei rapporti con l'Italia. L'avvio ieri della presidenza austriaca in Europa minaccia o promette a seconda dei punti di vista di dare il via al discusso asse RomaViennaBerlino. Un asse segnato dall'intesa tra Seehofer, Matteo Salvini e il giovane premier austriaco Sebastian Kurz sull'argomento migrazione. Proprio la presidenza austriaca potrebbe, se Sebastian Kurz rispetterà le promesse, riportare alla ribalta la difesa delle frontiere esterne e la ricerca di accordi con Libia e Tunisia per la creazione di centri di identificazione e rimpatrio in Africa. Proprio il contenimento del problema alla radice potrebbe consentire a Salvini un accordo con quei Paesi dell'Est che vedono come fumo negli occhi la redistribuzione dei migranti. Certo in questa prospettiva è difficile capire come potrà muoversi la Cancelliera. Anche perché il suo governo, eventualmente graziato da Seehofer in cambio di un cedimento della Merkel, potrebbe invece naufragare per il ritiro di un partito socialdemocratico poco propenso a far ingoiare al suo elettorato alleanze con Salvini e con una coalizione di governo austriaca estesa alla destra dell'Fpö. A quel punto, decapitata la Germania, l'asse Roma-Vienna avrebbe ben poche possibilità di cambiare qualcosa e si andrebbe in ordine sparso verso le elezioni europee del 2019.

Se esisterà ancora qualcosa di simile all'Unione Europea.

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