Politica

Crisi Usa-Iran, soldati italiani a rischio

Trump: «Teheran pagherà». Khamanei: «Colpiremo». Timori per il nostro contingente

Crisi Usa-Iran, soldati italiani a rischio

L'assalto di Capodanno all'ambasciata americana a Baghdad è un campanello d'allarme della guerra che verrà con l'Iran da una parte e Israele, sauditi e Stati Uniti dall'altra. Una clamorosa azione dimostrativa, che ha scatenato un'acceso scambio di tweet di «guerra» fra la Casa Bianca e gli ayatollah iraniani. Uno dei fautori dell'assalto, Qais al Khazali, è una vecchia conoscenza degli italiani quando guidava i miliziani sciiti che attaccavano le nostre truppe a Nassiryah.

L'ambasciata Usa si trova nella zona verde, un'area off limits e fortificata nel centro di Baghdad. La sede diplomatica italiana si trova nella stessa area a poche centinaia di metri. E nella zona verde c'è anche il comando del generale Paolo Attilio Fortezza, un incursore, che guida non solo l'intera missione italiana in Iraq, ma ricopre l'incarico di Direttore dell'addestramento della coalizione contro lo Stato islamico. I militari italiani nella zona verde sono in stato di massima allerta a cominciare dai corpi speciali della Task force 44, che hanno il comandante nell'area protetta. In un video uno dei capi dei miliziani sciiti durante l'attacco all'ambasciata Usa si rivolge a un ufficiale superiore iracheno minacciando: «Abbiamo le coordinate di tutte le ambasciate e le armi puntate. Sarà facile colpirle».

«L'Iran sarà ritenuto responsabile per le vite perse e i danni a qualsiasi delle nostre sedi. Pagheranno un prezzo salato! Non è un Avvertimento, è una Minaccia. Buon Anno Nuovo!», ha twittato il presidente americano Donald Trump il 31 dicembre durante l'attacco, mentre la Casa Bianca ha annunciato l'invio di altri 750 soldi in Medio Oriente. In mattinata migliaia di manifestanti sono scesi in piazza urlando «morte all'America» per protestare contro un raid aereo Usa, che ha ucciso 25 miliziani filo iraniani. Una ritorsione ai continui attacchi contro basi americane e lanci di razzi e mortaio sulla zona verde culminati con la morte di un contractor a stelle e strisce. Centinaia di miliziani sciiti, alcuni in mimetica, sono stati lasciati passare lungo il ponte che porta alla zona verde dalle forze di sicurezza irachene. Le Hashd al Shaabi, le Unità di protezione popolare, che sponsorizzavano la manifestazione, sono un cartello composto da diversi gruppi armati sciiti. E il giorno prima avevano minacciato gli americani, ma anche «i loro alleati come Francia, Gran Bretagna e Italia». Fra gli assalitori sventolavano le bandiere di Kataib Hezbollah e uno dei leader dell'assalto è Al Khazali, membro del parlamento iracheno e fondatore dell'Asa'ib Ahl al-Haq, un'altra milizia sciita. Nel 2003 era uno dei giovani comandanti più in vista dell'Esercito del Mahdi, la milizia che ha attaccato le truppe italiane a Nassiryah.

Gli assalitori sono riusciti ad entrare nella reception dell'ambasciata americana dando fuoco a una torretta di sorveglianza. I marines hanno reagito con lacrimogeni e granate stordenti evitando di usare armi letali. Sui muri d'ingresso dell'ambasciata sono state tracciate con lo spray rosso frasi eloquenti: «Soleimani è il nostro capo». Si tratta del generale iraniano dei Pasdaran, Qasem Soleimani, comandante della brigata Al Qods specializzata nelle operazioni all'estero in Siria, Iraq, Libano e Yemen. I feriti fra i manifestanti sono stati 62 e l'assedio si è concluso solo ieri pomeriggio. Da Teheran la Guida suprema dell'Iran, Ali Khamenei, ha riposto alla Casa Bianca: «Non cerchiamo le guerre, ma difendiamo con forza i nostri interessi, la dignità e la gloria della nazione iraniana.

Se qualcuno li minaccia, ci confronteremo senza esitazione e lo colpiremo».

Commenti