Politica

Crocetta: "Siamo come la Grecia"

Il presidente della Regione Siciliana, messo con le spalle al muro dal Pd, annuncia: "Sono pronto a dimettermi"

Il Presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta
Il Presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta

“La Sicilia sta al governo nazionale come la Grecia sta all’Europa”. Il governatore Rosario Crocetta, da settimane nel mirino dei renziani siciliani, intervenendo alla direzione regionale del Pd, difende il suo operato ma nello stesso tempo offre anche la sua testa.

"Sono disposto ad assumermi tutte le mie responsabilità - afferma Crocetta - se il partito me lo chiede. Ma io ho ereditato una Regione con sei miliardi di deficit". Secondo il governatore le elezioni anticipate sarebbero una scelta irresponsabile anche perché “siamo noi – dice rivolgendosi agli alleati - a dover agire adesso, con il Pd e gli alleati abbiamo la responsabilità di salvare la Sicilia dal default”. Crocetta è consapevole che, a giorni, lui stesso potrebbe essere “il celebrante” del suo funerale e tenta il tutto per tutto ma senza convincere nessuno, neppure gli esponenti del suo movimento, il Megafono. "Davanti all'immobilismo del governo regionale di Rosario Crocetta – scrivono in una nota - e alla lenta, ma inesorabile decomposizione del Pd siciliano non possiamo che riprenderci la nostra libertà di pensiero e di azione". "La nostra presenza, accanto all'esperienza di Crocetta - sottolineano - è sempre stata politica. Siamo sempre stati interessati a un progetto di cambiamento della Sicilia a partire dal basso. Ma ormai da troppo tempo, nell'esperienza di questo governo regionale, non si colgono segnali di effettivo cambiamento. Lo stesso Crocetta grida nel deserto".

Ma una bocciatura altrettanto netta arriva anche da Fausto Raciti, il segretario regionale del Pd, che, dopo aver sentito il discorso di Crocetta, ha commentato lapidario: “Non mi ha convinto”. Raciti, nel suo intervento, ha invece messo in evidenza che “le dimissioni di Lucia Borsellino segnano l'apice di una crisi profonda, che alligna dentro questa esperienza di governo”. "Tocca a lui - ha detto Raciti rivolgendosi a Crocetta - individuare una via d'uscita e dare una prospettiva, anche a fronte di questioni che non trovano una soluzione, come le riforme, la vicenda province e l'emergenza finanziaria". I commenti più duri, però, sono arrivati dal sottosegretario Davide Faraone che da mesi è in guerra contro Crocetta. "Mentre io facevo la spola fra Camera e Senato – ha spiegato Faraone - parlando con tutti, con Renzi, Delrio, Guerini, mentre lavoravo per risolvere il problema dei 300 milioni della legge di Stabilità, il presidente della Regione sparava a zero sul Governo Renzi". Per quanto riguarda quei soldi “il tema – prosegue Faraone - è se noi li chiediamo a prescindere dalle riforme o se costruiamo un percorso riformistico per poi sederci al tavolo con il governo dicendo come vorremmo spendere questi soldi".

Il luogotenente di Faraone, il renziano Fabrizio Ferrandelli, che ha presentato una mozione di sfiducia nei confronti del presidente è intenzionato ad andare fino in fondo. “Sono intervenuto in mattinata ribadendo che dobbiamo staccare la spina, ho ascoltato tutti gli interventi ma il secondo di Crocetta che ha continuato a ripeterci che insieme possiamo fare le riforme e completare la rivoluzione, con un elenco della spesa che sento da oltre un anno, mi ha dato la sensazione di trovarmi dentro il Titanic”, ha detto Ferrandelli dopo aver abbandonato l’assemblea e annunciato una conferenza stampa per lunedì 16. L’obiettivo dichiarato più o meno ufficialmente da tutti è ottenere le dimissioni di Crocetta e tornare alle urne.

La rottamazione promessa da Renzi dopo il risultato dei ballottaggi potrebbe presto mietere le prime vittime e non è escluso che Crocetta cada persino prima del sindaco Marino.

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