Cronache

Crolla un altro tabù: donne geniali coi numeri

Per la prima volta in ottant'anni il nobel under 40 per la matematica assegnato a un'iraniana-americana. In barba a chi sostiene lo "svantaggio biologico"

Crolla un altro tabù: donne geniali coi numeri

Chissà cosa ne dice Lawrence Summers, ex segretario del Tesoro di Bill Clinton che nel 2005, rettore ad Harvard, sostenne l'inferiorità biologica delle donne in campo scientifico. Se lo lasciò scappare in un convegno a porte chiuse a Boston, ma la tesi ci mise poco a varcare la soglia. Sollevando polemiche, ma anche condivisa sottovoce. Chissà cosa ne dice Summers, ora che per la prima volta a una donna, l'iraniana Maryam Mirzakhani, formatasi proprio ad Harvard, è stata assegnata la Medaglia Fields. Un riconoscimento considerato il Nobel «augurale» per la matematica, reso popolare, per curiosa sincronia dei fatti, dal personaggio del professor Lambeau in Will Hunting - Genio Ribelle , il film che valse l'Oscar a Robin Williams, suicida due giorni fa.

Viene conferito ogni quattro anni dalla International Mathematical Union a persone under 40 che dimostrano un talento eccezionale nella matematica. Mirzakhani, 37 anni, nata a Teheran, cittadina americana, docente a Stanford, è la prima donna a riceverlo, per aver elaborato un nuovo metodo di calcolo dei volumi di oggetti con superfici iperboliche. Prima di lei, 55 uomini (tra cui l'italiano Enrico Bombieri nel '74). Certo è una, la prima: non dimostra nulla. Quando nel 1964 Dorothty Crowfoot Hodgkin vinse il Nobel per la chimica i giornali titolarono: «Nobel a una moglie inglese». Nel 1977, per raccontare quello per la medicina a Rosalyn Sussman Yalow scrissero: «Cucina, rassetta e vince il Nobel». Oggi è diverso: certe battaglie femministe hanno influito sul linguaggio, e pure sulle carriere. Persino in Italia a grandi nomi come Levi Montalcini e Hack si sono aggiunte nuove leve di successo.

Il premio di Mirzakhani resta epocale: qui non siamo nel settore dell'IT, dove le varie Marissa Mayer e Sheryl Sandberg hanno già fatto la rivoluzione. In un'intervista a Specchio del 2003 il genetista Edoardo Boncinelli, allora direttore della Scuola internazionale superiore di Studi avanzati di Trieste, spronava le donne: «Sono troppo arrendevoli, non sempre sanno dimostrare quello che valgono. Un consiglio? Osare di più». L'esortazione resta attuale, tanto che nei dibattiti sul gender gap , cioè sulla differenza di genere che incide sulle carriere, viene spesso fuori. È lo stesso concetto espresso dalla mora direttrice operativa di Facebook nel libro uscito l'anno scorso: «Lean in», «Facciamoci avanti».

Nelle motivazioni del comitato che ha premiato Maryam Mirzakhani non si legge solo la sua abilità «nel maneggiare diverse tecniche e culture matematiche». C'è un riferimento alla «curiosità profonda» e alla «coraggiosa ambizione». Ecco il punto. Lo hanno colto Ketty Kay e Claire Shipman mesi fa su The Atlantic, con un lungo articolo che sposta il tema dal gender gap al confidence gap . Al di là dei casi singoli, delle politiche per conciliare vita professionale e privata, c'è una questione di sicurezza in sé stessi: le donne tendono a sottostimare le proprie capacità, gli uomini a sovrastimarle. Le prime si lanciano meno per questo, i secondi invece, come si dice nel gergo da ufficio, «si sanno vendere bene». È questo a generare il «dislivello». Le autrici del saggio ne sono convinte al punto da concludere brutalmente che alle donne sarebbe utile fare propria questa spavalderia maschile, anche quando non è supportata da competenza vera. Forse così è un po' troppo. Ma la storia di Maryam Mirzakhani si ferma un attimo prima: lei la competenza ce l'ha eccome.

Sandberg, prima di arrivare a Facebook, è stata tra le altre cose capo dello staff del Dipartimento del Tesoro. Ha raccontato di aver trascorso una notte chiusa in una camera d'albergo proprio con Summers - sì, quello dello «svantaggio biologico» -, lavorando. E di avere il terrore, uscendone, che qualcuno la etichettasse come sua amante. Un uomo, di una situazione del genere, semmai sarebbe andato fiero. Sandberg lo racconta per fare capire: la «coraggiosa ambizione» passa anche per questo, per il superamento di certe discriminazioni al contrario.

Quanto a Summers: candidato alla presidenza della Federal Reserve - una poltrona che con i numeri ha parecchio a che vedere - dopo Bernanke, si è visto soffiare il posto da una donna, Janet Yellen.

Twitter @giulianadevivo

 

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