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Il Csm spaccato a metà sul magistrato: Orlando lo difende, escluso il trasferimento

Il vice presidente Legnini ha scelto di rinviare il procedimento interno per l'audizione a Palazzo Madama. È scontro sul controllo delle Procure

Il Csm spaccato a metà sul magistrato: Orlando lo difende, escluso il trasferimento

Roma - Il caso Zuccaro è solo la punta dell'iceberg. Il Csm decide di rinviare a oggi la decisione sulla pratica in prima commissione per le dichiarazioni del procuratore di Catania sui legami tra Ong e traffici di migranti. Ma pare però che l'intenzione sia di avviare solo un'istruttoria sull'accaduto, senza spingere a provvedimenti drastici come il trasferimento. Una frenata che sarebbe anche collegata al fatto che nel plenum c'è scontro sul problema più ampio dei controlli sulle Procure da parte del Csm.

Controlli ai quali i pm sono stati sottratti 10 anni fa, con la riforma Mastella dell'ordinamento giudiziario. Mentre i giudici devono sottostare a regole tabellari fissate dal Csm, sull'assegnazione dei procedimenti, ad esempio, sulle competenze di ogni aggiunto o sostituto, anche sul rispetto dell'obbligo di riserbo, i procuratori hanno il potere di decidere autonomamente su tutto. Una volta, a Palazzo de' Marescialli, il primo presidente Giovanni Canzio disse che in Italia «non ci sono procuratori della Repubblica, ma una Repubblica dei procuratori». Lo scontro milanese Bruti Liberati-Robledo, per dire, altrimenti non ci sarebbe stato.

E la denuncia di Zuccaro, con le sue ricadute politiche, il dibattito che ha diviso il governo ed è salito a livello internazionale, gli attacchi per la loquacità del pm, ha posto clamorosamente in primo piano la questione. Da anni il Csm cerca di correggere la stortura, con una circolare che metta paletti allo strapotere dei capi delle Procure, ma le resistenze sono fortissime. Degli interessati, naturalmente e, tra le correnti, soprattutto Unità per la costituzione (quella di Zuccaro). Lo stesso Giorgio Napolitano, quando era presidente della Repubblica e dunque del Csm, ha sempre bloccato ogni tentativo di cambiamento.

Ma ora la settima commissione di Palazzo de' Marescialli, guidata dal togato di Magistratura indipendente Claudio Galoppi, ha terminato le audizioni con circa 50 procuratori ed è pronta la bozza dell'attesa circolare, che riguarda, tra l'altro, il segreto investigativo e il rapporto delle Procure con i media. A fine mese dovrebbe arrivare al plenum, sempre che ci sia l'ok di Sergio Mattarella.

Ieri l'assemblea voleva dibattere il caso Zuccaro, ma per la concomitanza con l'audizione in Senato del pm, il vicepresidente Giovanni Legnini ha preferito, «per fair play istituzionale», far slittare a stamattina la decisione del comitato di presidenza. Che riguarda anche la pratica di segno opposto chiesta dal laico di Fi Pierantonio Zanettin, a tutela di Zuccaro.

In teoria la prima commissione potrebbe anche decidere provvedimenti severi. Ma il Guardasigilli Andrea Orlando, titolare dell'iniziativa con il Pg della Cassazione, ha escluso che vi sia «un illecito di carattere disciplinare». Con Zanettin, in difesa del procuratore, potrebbero schierarsi l'altro laico di Fi Elisabetta Casellati, il laico del M5s Alessio Zaccaria, i tre togati di Mi. Parte di Area potrebbe condividere, ma solo un confronto avrebbe chiarito le posizioni. «Non ci possiamo permettere - dice Galoppi in plenum - di mettere il silenziatore a questa vicenda». Chiede il dibattito il togato di Area Piergiorgio Morosini:«I temi sono stati affrontati sulla stampa, molti consiglieri hanno atteso di parlare in questo luogo istituzionale». Contrario al rinvio è pure il laico di Ncd, Antonio Leone: «C'è già il materiale per decidere». Per la laica del Pd Paola Balducci non bisogna «farsi influenzare dalla politica». E Legnini mette il freno.

Avverte che la discussione non deve entrare «sul merito della vicenda» per non invadere la competenza delle commissioni.

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