Politica

«Cucchi morì per l'epilessia Il pestaggio non c'entra»

Colpo di scena nell'inchiesta bis avviata dalla Procura della Capitale che ha indagato cinque carabinieri

Tiziana Paolocci

Stefano Cucchi non morì per il pestaggio dei carabinieri ma per l'epilessia. È la conclusione a cui sono giunti i periti nominati dal gip Elvira Tamburelli nell'ambito dell'incidente probatorio disposto per l'inchiesta bis avviata dalla Procura di Roma, che ha indagato cinque carabinieri, Alessio Di Bernardo, Raffaele D'Alessandro, Francesco Tedesco per lesioni personali aggravate e abuso d'autorità, Roberto Mandolini per falsa testimonianza, Vincenzo Nicolardi, che risponde anche di false informazioni al pm. Il collegio peritale, composto dai professori Francesco Introna, Franco Dammacco e dai dottori Cosma Andreula e Vincenzo D'Angelo era stato chiamato ad accertare attraverso l'esame tecnico-scientifico la natura, l'entità e l'effettiva portata delle lesioni patite dal geometra romano, deceduto il 22 ottobre 2009, a una settimana dal suo arresto per droga, mentre si trovava ricoverato al Pertini. Ora le conclusioni peritali, che hanno riconosciuto anche la duplice frattura della colonna e del globo vescicale di Cucchi, da una parte spingono la sorella a chiedere un processo per «omicidio preterintenzionale», dall'altra i sindacati a invocare «scuse» per le forze dell'ordine, mentre i legali degli imputati pretendono l'archiviazione del procedimento.

Sembra senza fine l'iter giudiziario per chiarire il decesso del giovane . Su espressa richiesta dei familiari, la Procura nel settembre 2015 aveva riaperto un fascicolo d'indagine sul caso, affidandolo al sostituto Giovanni Musarò , rivolto in particolare ai carabinieri presenti nelle due caserme dove è avvenuta prima l'identificazione, quindi la custodia in camera di sicurezza di Cucchi, tra il 15 e il 16 ottobre 2009 .

Ma ora i periti sostengono che non c'è un nesso tra le botte date dai militari e la fine del geometra. «La morte avvenne in maniera improvvisa e inaspettata a causa dell'epilessia in un uomo con patologia epilettica di durata pluriennale, in trattamento con farmaci anti-epilettici», spiegano nel documento di 250 pagine. Aggiungono che i dati non consentono di formulare con certezza quali siano le cause del decesso ma due sarebbero le ipotesi: una con riferimento all'epilessia e l'altra alla frattura della vertebra sacrale. «Le lesioni non possono essere considerate correlabili causalmente o concausalmente, direttamente o indirettamente anche in modo non esclusivo, con l'evento morte - scrive il collegio -. La tossicodipendenza di vecchia data può aver svolto un ruolo causale favorente per le interferenze con gli stessi farmaci antiepilettici alterandone l'efficacia e abbassando la soglia epilettogena. Analogamente concausa favorente può essere considerata la condizione di severa inanizione sofferta da Cucchi. La seconda ipotesi è correlata con la recente frattura traumatica di S4 associata a lesione delle radici posteriori del nervo sacrale, ma non ha la stessa forza ed attendibilità della seconda». L'avvocato Eugenio Pini fa sapere che chiederà l'archiviazione del procedimento nei riguardi dei militari dell'Arma.

Ilaria Cucchi legge in maniera opposta il documento. «Con una perizia così ora sappiamo che finalmente abbiamo ottime possibilità di vedere processati gli indagati per omicidio preterintenzionale - dice -.

Gli unici dati oggettivi scientifici che la perizia riconosce sono: il riconoscimento della duplice frattura della colonna e del globo vescicale che ha fermato il cuore».

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