Politica

La curiosità «positiva» del Vaticano

La serie suscita interesse senza pregiudizi: «Ma è un film di fantasia»

Serena Sartini

«È ancora troppo presto per dare un giudizio. La posizione è di attesa e di interesse, senza pregiudizi negativi e anzi di una curiosità più positiva di quanto ci si potesse attendere». È questa la valutazione che filtra dai Sacri Palazzi in Vaticano sulle prime due puntate della serie The Young Pope, firmata dal premio Oscar Paolo Sorrentino, che ha esordito su Sky, battendo ogni record di ascolti. Protagonista della fiction è Pio XIII, primo Papa americano della storia; un Papa irriverente, che indossa infradito, fuma e gioca a biliardo.

«Per dare una valutazione riferiscono dal Vaticano occorre attendere tutte le puntate. È giusto che Sorrentino abbia chiesto che un giudizio venga espresso solo dopo aver visto integralmente la serie. Il film è complesso, ricco di citazioni». E «anche se finora non esce un quadro positivo sulla Chiesa di Roma, è troppo presto per condannare la serie o per applaudirla».

In Vaticano assicurano che Papa Francesco non ha visto la serie, e fanno notare che «quello rappresentato da Sorrentino è un Papa nettamente diverso dall'attuale Francesco, e il nome stesso lo fa ben intendere. Allo stesso tempo, però, ci sono delle allusioni all'attualità». Di fatto, un collegamento con il Vaticano c'è stato. Prova ne è che lo storico della Chiesa, Alberto Melloni sia stato consulente.

Entrando nel merito cinematografico del film, dal Vaticano arrivano apprezzamenti. «Gli ambienti, anche se tutti elaborati con il computer, sono stati ricostruiti molto bene. È un film che vuole stupire, non è banale. E anche le parti più scandalose sono oniriche. Certamente stiamo parlando di un film di fantasia, i personaggi sono caricaturali e Sorrentino non è certamente l'ultimo regista del panorama italiano».

Posizione più dura arriva invece da Famiglia Cristiana e da Avvenire. «The Young Pope vanta ottime interpretazioni e scenografie si legge sul settimanale dei Paolini - ma inventa un personaggio stonato e irreale. Il regista esagera con le maschere, sconfinando nella macchietta che strizza l'occhio al pubblico americano. Che il Pontefice possa esortare un prete a violare il sacramento della Confessione è davvero ingenuità al limite del blasfemo». Per Famiglia Cristiana la serie «non convince per le contraddizioni, le banalità». Insomma, una «caricatura di scarso spessore specie se la si confronta con la statura di chi ha ricoperto davvero quel ruolo. Qui, in due ore, non c'è una preghiera. Dove sono l'afflato spirituale, la profondità di una fede per cui si è spesa una vita? Lo sguardo di Sorrentino è freddo. Un bluff piuttosto che un flop», chiosa il settimanale. Sulla stessa scia Avvenire: in un editoriale del 4 settembre, il direttore Marco Tarquinio condanna lo «sterile pregiudizio» del regista. «Vedremo, e se ne varrà la pena (non tutto ciò che la tv ci propone è sempre rimarchevole, anche se proviene da un premio Oscar) commenteremo.

Chi vivrà, vedrà».

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