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Dai moderati ai sovranisti. Il centrodestra cerca l'unità

Ad Atreju sfilano Romani, Toti, Salvini, Parisi, Fitto e Quagliariello. Meloni sicura: "Insieme vinceremo"

Dai moderati ai sovranisti. Il centrodestra cerca l'unità

Prove tecniche di unità di centrodestra allargato. Giorgia Meloni, alla Festa di Atreju, mette attorno a un tavolo tutti i protagonisti dell'area moderata e sovranista, e li invita a ragionare insieme sulle tante declinazioni del patriottismo. Un modo diverso per individuare le motivazioni che dovranno portare Forza Italia, Lega, Fratelli d'Italia, ma anche i movimenti di Raffaele Fitto, Stefano Parisi, Gaetano Quagliariello, Cinzia Bonfrisco e Daniela Santanchè - tutti presenti sul palco - a mettere da parte gli eccessi identitari e decidere davvero di stare insieme per vincere le elezioni. Un obiettivo alla portata visto che tutti mostrano sicurezza, all'insegna del «facciano la legge elettorale che vogliono, tanto vinciamo ugualmente».

Di certo la sensazione che il vento politico sia girato e il centrodestra abbia il vento in poppa si respira anche qui, tra i giovani della destra italiana che si ritrovano in uno dei pochi luoghi politici ancora attivi e vitali di una parte politica, quella della ex An, un tempo portatrice sana di luoghi di dibattito e confronto e oggi vittima di se stessa e della sua diaspora. In attesa di una ricomposizione di quella famiglia politica, Giorgia Meloni guarda più avanti e tenta di riunire le varie anime del centrodestra in un unico palco. Perché «si vince sì uniti, ma attorno a una proposta chiara e coraggiosa, senza ammucchiate», dice chiudendo la porta a chi tenta rientri last minute sull'onda della disperazione.

In tempi di Legge Fiano - sulla quale il giudizio negativo è condiviso da parte di tutti i presenti alle Officine Farneto, un grande loft ed ex stabilimento industriale da oltre 1000 metri quadri - le battute sono dietro l'angolo. E così quando Ignazio La Russa dal palco saluta gli ospiti presenti, sui saluti a Romani (inteso come Paolo Romani) invita ironicamente la Digos a non fraintendere.

Al netto delle battute gli ospiti ragionano a microfoni aperti sull'effetto del Rosatellum, la nuova proposta di legge elettorale che prevede una quota maggioritaria e quindi obbliga alle coalizioni. «In questa legge elettorale si certifica che c'è la coalizione, ci può garantire un successo», sostiene Paolo Romani. «Forse è vero che serve un premio di maggioranza, si vedrà cammin facendo, ma è importante che sia introdotto il concetto di coalizione perché il centrodestra insieme può vincere». Sul tasto dell'unità batte anche Giovanni Toti. «Berlusconi pensa a un centrodestra unito, lo ha sempre fatto, si vede in Sicilia dove c'è un candidato unitario, Oppure a La Spezia dove la lista di Fi e Fdi unite è arrivata prima davanti al Pd». Un buon auspicio in vista delle elezioni di primavera, elezioni che secondo Stefano Parisi, rappresentano «l'ultima spiaggia per il Paese dopo i danni fatti dalla sinistra». Al di là della padrona di casa, la vera star della giornata è Matteo Salvini, acclamato dai militanti di Fdi che in lui percepiscono una naturale affinità politica. Il leader della Lega non si sente in imbarazzo di fronte alla definizione di «patriota». E non nasconde di sentirsi un leader nazionale. «È bello essere qui e parlare da militante ad altri militanti. Bossi mi diceva: ma che ti frega di quello che succede laggiù...ma io invece vado ovunque c'è bisogno. Sono venuto perché mi sento a casa a Roma come in Puglia e perché sono convinto che fra sei mesi saremo al governo». Un modo per prendere le distanze, una volta di più, dalla vecchia Lega.

Ma soprattutto per ribadire la sua candidatura «patriottica» per Palazzo Chigi.

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