Cronache

Dai Paesi europei "amici" 46mila migranti in Italia Più degli sbarchi dal mare

Roma costretta ad accettare il ritorno degli immigrati arrivati qui, poi sparsi in altri Paesi

Dai Paesi europei "amici" 46mila migranti in Italia Più degli sbarchi dal mare

Altro che Libia. Ormai sul fronte immigrazione l'Italia subisce un doppio assedio. Da una parte quello ormai consolidato, ma sostanzialmente contenuto grazie alla chiusura dei porti, delle navi delle Ong. Dall'altro quello politicamente assai più insidioso e molto più difficile da respingere della cosiddetta Fortezza Europa. Una Fortezza Europa che, approfittando dell'isolamento del governo giallo-verde, ci tratta alla stregua di una terra di mezzo, ormai esterna alle sue mura. Una terra di mezzo utilizzata come discarica per la resa dei migranti scomodi.

Per comprendere la pericolosità di questo secondo fronte bisogna considerare i numeri dei migranti rispediti nel nostro paese dai cosiddetti «partner» europei in base a quel Regolamento di Dublino, che impone al Paese di primo ingresso la responsabilità di farsi carico dei richiedenti asilo. Nel 2015 o nel 2016, quando le navi delle Ong e delle varie missioni di soccorso scaricavano sulle nostre coste più di 150mila migranti all'anno, quei numeri sarebbero potuti anche sembrare irrilevanti. Oggi però sono non solo cifre consistenti, ma addirittura superiori al totale dei migranti provenienti dalla Libia. Per capirlo basta guardare ai dati del 2018. In quei dodici mesi Germania, Francia, Olanda, Austria, Belgio, Svezia, Regno Unito e Lussemburgo ci hanno costretto ad accettare le procedure per il ritorno sul nostro territorio di oltre 46mila migranti sbarcati inizialmente nei nostri porti, ma poi transitati oltre confine. Un numero di tre volte superiore agli arrivi registrati da Libia e dintorni nello stesso periodo. Il fronte europeo, come ammesso il 30 maggio scorso dal prefetto Michele di Bari responsabile del Dipartimento Immigrazione del Viminale davanti alla Commissione affari costituzionali della Camera, rappresenta la principale falla da cui migliaia di migranti tornano a tracimare sul nostro territorio.

Alla fine del 2018 i migranti effettivamente traghettati in Italia dai partner europei per via aerea o terrestre sono stati solo 6mila 574, ma la procedura non si è certo interrotta al 31 dicembre. Lentamente, ma inesorabilmente i nostri «amici» europei faranno di tutto per farceli riprendere. Per comprenderlo basta consultare i dati del primo trimestre di quest'anno resi disponibili dal ministero dell'Interno della Germania, il paese più attivo assieme alla Francia, nell'obbligarci, documenti e timbri, alla mano, a ripigliarci i cosiddetti «dublinanti». In base a quei dati scopriamo che già tra gennaio e fine marzo i migranti in arrivo dalla sola Germania sono risultati ben più numerosi di quelli traghettati dalle navi delle Ong. Nel primo trimestre gli «amici» tedeschi non si sono limitati a rimetterci in casa 557 «dublinanti». Ci hanno anche sottoposto una lista di altri 3.540 candidati alla restituzione che l'Italia ha dovuto riconoscere come provenienti originariamente dal proprio territorio. In pratica, in soli tre mesi, il ministero dell'Interno tedesco, retto da quell'Horst Seehofer che Matteo Salvini considerava inizialmente alla stregua di un potenziale alleato, è riuscito a creare le condizioni per scaricare in Italia ben 4mila e 97 ospiti poco graditi. Un numero impressionante considerato che nello stesso tempo da Libia e dintorni sono arrivati - stando al nostro Ministero dell'Interno - solo 2.144 fra irregolari e richiedenti asilo.

L' «amica» Germania si prepara, in pratica, a riconsegnarci, da sola, il doppio degli irregolari arrivati da tutta l'Africa.

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