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Dai reduci del '94 agli azzurri 2.0. Ecco la platea che tifa per il manager

La prova generale ieri al San Carlo di Milano, auditorium esaurito: "Accesi da una grande speranza"

Dai reduci del '94 agli azzurri 2.0. Ecco la platea che tifa per il manager

Milano - Guardi i volti, gli abiti e i colori ed è come essere sospesi tra la nostalgia del 1994 e un azzurro 2.0 dai toni ancora incerti. Lo vedi in Stefano Parisi, atteso nonostante il caldo afoso di questa serata milanese da una piccola moltitudine di occhi che si muovono ansiosi verso il palco. Che dirà? Che farà? Che cosa annuncerà l'uomo nuovo del centrodestra italiano?

La moglie aspetta al bar vicino che l'evento abbia inizio, sposa modello molto impegnata nelle sue cose ma appassionatissima alle vicende del marito. Lui arriva con la cravatta regimental sulla camicia senza giacca, il massimo del british per un ritrovo da fine vacanze, sotto le luci soffuse del teatro San Carlo, auditorium della scuola della borghesia molto bene di Milano. Presenta un tricolore che è il simbolo di Forza Italia attualizzato in tre lampadine. È il logo della convention del 16 e 17 settembre, ormai nota come l'appuntamento in cui i politici non saliranno sul palco. Si chiamerà Megawatt e l'intenzione è iniettare energia nel centrodestra.

Questa è una specie di prova generale per il protagonista, che fa un discorso politico per vedere l'effetto che fa, scandito dagli applausi quando dice «siamo per e non contro qualcuno», «serve un contributo della realtà esterna». Ma soprattutto è un'adunata con chi è disposto a metterci faccia e fatica. Si raccolgono firme di volontari e forse è per questo che non si vedono le mamme della scuola, prese tra gli ultimi scampoli di sole e i primi affanni dei figli da scarrozzare di qua e di là.

Ci sono signore ben vestite che si dicono desiderose di tornare a votare dopo un giro o due di astensionismo. Raffaella Fasoli, 57 anni, in bianco e nero e abbronzatissima, produce una linea di bijou («ma per passione»). Racconta di aver «conosciuto Stefano a un incontro a casa di amiche» e questo dice il passaparola su cui è nato il fenomeno Parisi: «Mi ha acceso una grandissima speranza». Piccoli incontri in appartamenti eleganti, ma anche viaggi frequenti nelle zone meno centrali. Lo testimonia una signora del Corvetto, periferia affaticata. Lei è ormai una presenza fissa a tutti gli appuntamenti del manager politico. Lo implora di far qualcosa per gli anziani costretti a elemosinare il latte alla Caritas. Un lamento agghiacciante e vero che ritorna come un ritornello triste.

In questo teatro che ha trecento posti ed è pieno fanno capolino giovani e mano giovani curiosi e sconosciuti, gente per cui è difficile trovare un cliché. E ci sono persone come Rosanna Favulli, 51 anni, che era nella sua Lista civica: «Sono sempre stata di centrodestra, area Democrazia cristiana. Ho creduto in Berlusconi agli inizi ma poi non l'ho più votato e sono passata a Udc e Ncd». Come lei altre e altri che l'hanno accompagnato in campagna elettorale e adesso vogliono continuare.

I presenti più noti sono la nuova azzurra Silvia Sardone («io sono per unire») e la storica Tiziana Maiolo, l'ex consigliera comunale Barbara Ciabò («quella che piaceva a Berlusconi!» i commenti), ex assessori come Stefano Pillitteri (oggi Area popolare) e Andrea Mascaretti. Chi si aspettava grandi nomi sarà rimasto deluso, ma non era l'appuntamento per trovarli. Vedi volti noti a chi bazzica nella politica e nella comunicazione milanese.

Gente che spera in nuove chance o vuole solo vedere che succede, se davvero Parisi è la carta su cui puntare tutto.

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