Politica

D'Alema, Bersani e i compagni mai sazi di rospi da ingoiare

Massimo D'Alema e Pier Luigi Bersani ogni tanto sono stanchi d'ingoiare i rospi rifilati loro da Matteo Renzi, e sbottano: vuotano il sacco dei malumori (...)

(...) e dei rancori, dicendo cose perfino condivisibili. Ma è un fatto che nessuno li ascolta perché ormai essi sono in minoranza. Una minoranza esigua, e ci sarà pure una ragione se è diventata tale nel giro di un paio d'anni. Non credo che la gente sia impazzita nel togliere la fiducia agli anziani per riporla nel giovane leader. Oddio, dare dei vecchi a D'Alema e a Bersani m'imbarazza, dato che sono più giovani di me. Tuttavia è difficile negare che il Pd abbia svoltato affidandosi a dei ragazzi ed emarginando i veterani, coloro che hanno combattuto contro Silvio Berlusconi, qualche volta perdendo e altre volte vincendo, senza però riuscire ad aprire una stagione politica nuova. Cosa che, invece, l'ex sindaco di Firenze e i suoi sostenitori pensano di avere realizzato. Solo il tempo dirà se la loro è un'illusione oppure un effettivo e duraturo cambiamento.

Per adesso comunque Renzi è a cavallo e non si vede chi lo possa disarcionare. Non certo D'Alema, Bersani, Cuperlo e Civati. Non ne hanno la forza numerica e forse neppure la necessaria convinzione; consciamente o inconsciamente sono probabilmente consapevoli che il vento è mutato e soffia in favore del premier. Il quale piace anche a chi non dovrebbe piacere, considerato che la sua politica è ricca di parole e povera di risultati: riforme assurde (quali quelle delle Province e del Senato) e zero interventi in linea con l'annunciata (e tradita) spending review.

Non importa. Matteo Renzi, con quella faccia un po' così che hanno loro che sono nati con la camicia (non di forza), è abile e strappa consensi anche a chi detesta la sinistra e ama la destra, ma non la trova più o non è capace di trovare quella giusta dopo che si è frammentata per cause notorie. Insomma, il presidente del Consiglio e segretario del Pd ha saldamente in mano il partito e il Paese non perché sia bravo, bensì perché è abbastanza furbo da sembrare un fenomeno. Promette e promette. Se non mantiene, rinvia con l'aria di non avere dubbi che sia solo questione di settimane o mesi, poi saprà essere all'altezza degli impegni assunti. La gente lo ascolta, gli dà retta. Ha creduto a tante balle e a tanti ballisti, non ha motivo per non fidarsi del disinvolto ragazzone di Firenze.

D'Alema, Bersani e soci stiano in pace: si acquattino in un angolo e si rendano conto che un ribaltone non è alla loro portata. Chi li seguirebbe in un'avventura minoritaria e, pertanto, destinata a non modificare gli assetti attuali, se non in peggio? Se continuano a contestare il reuccio, senza avere né le armi né l'esercito per sconfiggerlo, rischiano alle prossime elezioni politiche di non essere neppure ricandidati.

Comprendo: l'autolesionismo è parente povero dell'eroismo e fa parte del corredo di chi non si rassegna ad alzare bandiera bianca, ma nella presente situazione non conviene insistere. Le vecchie glorie del Pci, del Pds e dei Ds prendano atto che la rottamazione non riguarda le persone, ma le loro idee superate dalla moda, forse anche dalla storia e, sicuramente, dai dati elettorali. Renzi sbandiera il suo 40 per cento alle Europee. Il boccone amaro va digerito, compagni.

E la riscossa, rimandata.

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