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"D'Alema incassava i soldi senza darli in beneficenza"

Lo sfogo al gip del numero uno di Cpl Concordia contro l'ex premier. Ma l'inchiesta va a Modena: schiaffo a Woodcock, il Pd gioca in casa

"D'Alema incassava i soldi senza darli in beneficenza"

Un trasloco più veloce del Frecciarossa. A sorpresa, l'inchiesta sulla coop Cpl Concordia, quella per intenderci della metanizzazione di Ischia e del vino che ha fatto sbarellare Massimo D'Alema, lascia Napoli per Modena (non per l'Antimafia di Bologna come scritto «per errore» dal tribunale del Riesame). Anzi, ora si scopre un'altra «qualità» del lider maximo. Si guardava bene, come emerge dai verbali, di devolvere in beneficenza i soldi incassati dalla vendita dei suoi libri sponsorizzati dalla Cpl. Al gip che chiede perché investire nella fondazione Italianieuropei che «non è l'Unicef», il presidente della coop rossa Roberto Casari infila l'ex premier al fianco di Sergio Zavoli e Giulio Tremonti. «Ma D'Alema quei soldi non li dava in beneficenza?», chiede il gip e Casari risponde: «Secondo me, neanche Zavoli e neanche qualcun altro!».

Ma ora di questo e degli altri capitoli di un'indagine promettente si occuperanno i magistrati di Modena. Non è la prima volta che le indagini condotte dal pm Henry John Woodcock vengono spostate altrove. Le intercettazioni. Gli arresti. I titoli dei giornali e poi il trasferimento verso altri uffici giudiziari. L'inchiesta su Vittorio Emanuele di Savoia, per citarne una celeberrima partita fra squilli di tromba, passò in gran parte a Como dove in sostanza finì su un binario morto senza nemmeno arrivare a dibattimento.

Ma qui colpiscono i tempi. Fulminei. «La Cpl è ancora in prima pagina, anzi il tamtam dei giornali aveva appena anticipato una possibile svolta; due dirigenti della coop, Nicola Verrini e Francesco Simone, avevano aperto un nuovo filone: il rapporto fra le cooperative e il Pd. Insomma, dopo i primi colpi se ne annunciano altri, ancora più clamorosi. E c'è la possibilità che un intero sistema, che vede da sempre a braccetto partito e imprese, venga scoperchiato. Ipotesi. Suggestioni. Indizi in cerca di prove.

Ma ecco che sul più bello l'inchiesta, lanciata come un sasso, si blocca. Viene incartata e spedita in Emilia. Dal punto di vista formale, ovviamente, non cambia nulla. Anzi, il Riesame conferma la solidità dell'impianto accusatorio, ma è lecito chiedersi cosa succederà nelle prossime settimane. Un rallentamento, anche solo parziale, in questi casi può avere effetti disastrosi sul successo dell'azione investigativa. «Storicamente - spiega al Giornale Antonio Amorosi, giornalista e gran conoscitore della macchina giudiziaria del territorio emiliano - si sono sviluppate pochissime indagini di rilievo sul potere politico nel Dopoguerra. E si contano sulle dita di una mano le condanne». Nei giorni scorsi la corte d'appello di Bologna ha assolto dall'accusa di truffa Giovanni Errani, fratello dell'ex governatore Vasco che proprio per questa vicenda, legata alla cooperativa Terremerse, si era dimesso. «Certo, il passaggio repentino degli atti - aggiunge Amorosi - ha senz'altro un suo fondamento giuridico, ci mancherebbe, ma molti colleghi quando hanno saputo la notizia hanno pensato male o meglio è scattato in loro un retropensiero perfido, quasi automatico, dettato dalla storia giudiziaria di questi settant'anni, piatta come la Pianura padana».

Insomma, il tempo servirà per capire dopo lo sprint iniziale. Molti osservatori ritenevano comunque che parte delle carte fosse destinata a migrare. E questo per la semplice ragione che gli indagati hanno cominciato a svelare una rete di affari illeciti ambientati fuori dalla Campania. Ma quel che conta ora è il cronoprogramma. Il ritmo fin qui serrato si fa inesorabilmente più lento in un momento chiave: Francesco Simone, responsabile delle relazioni istituzionali della coop modenese, ha alzato il sipario su anni e anni di appalti, di corsie preferenziali, di rapporti con il Palazzo. E Nicola Verrini, ex direttore commerciale della Cpl, ha fatto i nomi dei politici del Pd con cui la Concordia e Casari avevano relazioni speciali. In teoria potremmo essere alla vigilia di un piccolo grande terremoto. Che è già scoppiato dentro la coop rossa: «Ora lo Stato - scrivono i soci di Cpl in una lettera «aperta e anonima» pubblicata dal Qn - così come accaduto per la Coop 29 Giugno (coinvolta in Mafia capitale, ndr) insedi un commissario straordinario e azzeri tutto».

di Stefano Zurlo

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