Politica

Dall'ambiente alla politica. Poi l'ultima battaglia "Credete nella medicina"

Il nucleare e le pellicce, la vicinanza a Craxi e ai radicali. E la lunga lotta contro la malattia

Dall'ambiente alla politica. Poi l'ultima battaglia "Credete nella medicina"

Nuda, il ventre in primo piano, stampata a colori in una foto sei metri per tre, appesa sui muri delle strade italiane, una scritta choc tra le gambe: «L'unica pelliccia che non mi vergogno di indossare». Chi non se lo ricorda, quel manifesto del 1996? «Mi sentivo come Lady Godiva contessa di Coventry che attraversò la città senza vestiti, a cavallo, per difendere i sudditi dalle troppe tasse. Io ho offerto la mia immagine proteggere tutti gli animali dallo sterminio».

Gonfia, il viso e il corpo ricoperti di macchie rosse, i lineamenti tumefatti e deformati dalla sofferenza. Chi ha dimenticato quell'altra foto di Marina Ripa di Meana, stesa in un letto d'ospedale? Era stata lei stessa pochi mesi fa a portarla in tv a Pomeriggio 5 per invitare i malati a fidarsi della medicina. «Ora sto un po' meglio, però la sera divento ancora rossa come fossi abbronzata. È stata una brutta reazione allergica, stavolta pensavo davvero di morire. Ma ragazzi, il cancro va combattuto».

La donna che sposava i nobili, come Alessandro Lante della Rovere e Carlo Ripa di Meana, amava in realtà pittori squattrinati: per aiutare Franco Angeli a comprarsi la cocaina, ha raccontato in un libro, arrivò a prostituirsi. La stilista d'alta moda, che aveva aperto un atelier a Piazza di Spagna con Paola Ruffo di Calabria, futura regina del Belgio, faceva la guerra alle pellicce mostrando il pube al mondo. L'amica degli scrittori - Alberto Moravia e Goffredo Parise furono i suoi testimoni di seconde nozze - si faceva vedere spesso nei reality tv. Una vita di stranezze e contraddizioni ma una forte coerenza di fondo nelle sue battaglie per l'ambiente, i diritti civili e la scienza: dal rispetto del paesaggio alla difesa degli animali, dalla tutela dei beni culturali alle prese di posizione a favore della medicina, dei vaccini e della chemioterapia. «Credete nella ricerca, si può vivere ancora e meglio».

I capelli rosso fuoco, i cappelli, i cani carlini. Snob, popolare, alternativa e anche molto odiata. Grande amica di Bettino Craxi, vicina ai radicali, sposata al leader dei Verdi Carlo Ripa di Meana. Ma le cause per cui Martina Punturieri si batteva, facendo rumore e scandalo con le sue acconciature eccentriche, con i suoi gesti quasi futuristi, avevano poco a che fare con la politica spiccia dei partiti. E la trasgressione estrema è stato il filo rosso, la cifra del suo impegno.

Gli animali, innanzitutto. Ha cominciato a metà degli anni Novanta, quando era già famosa e scandalosa, occupandosi dello sterminio dei cuccioli di foche. Poi è passata alla guerra all'uso per vanità di pelli e di pellicce e alla campagna per fermare le corride. E ancora, l'ambiente. La sua foto a cavalcioni da un balcone di Palazzo Farnese, sede michelangiolesca dell'ambasciata di Francia, mentre srotolava durante un ricevimento ufficiale lo striscione «Chirac salvaci dal nucleare», fece il giro del mondo: in quella occasione protestava contro gli esperimenti atomici di Parigi nell'atollo polinesiano di Mururoa.

E dopo, la difesa del Pincio e quella per evitare la chiusura del Giacomo, storico ospedale nel centro di Roma. L'ultima battaglia, forse la più importante, a favore della scienza e contro le follie no-vax. Diceva il 18 dicembre scorso, a La vita in diretta: «Il male non deve impadronirsi di te, tu non sei la malattia.

Bisogna lottare e credere nella ricerca».

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