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Dalle tasse alla sicurezza Ecco che cosa può cambiare

Se vince il Sì la Lombardia aprirà un negoziato con lo Stato per trattenere più risorse e ottenere nuovi poteri

Dalle tasse alla sicurezza Ecco che cosa può cambiare

Il 22 ottobre i cittadini italiani residenti in Lombardia saranno chiamati a votare il referendum sull'autonomia.

1. COSA SI CHIEDE?

Il quesito sottoposto agli elettori: «Volete voi che la Regione Lombardia, in considerazione della sua specialità, nel quadro dell'unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l'attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia...». Si richiama l'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, mai applicato finora. Nell'articolo 116, dopo aver indicato le Ragioni a statuto speciale, al terzo comma (introdotto nel 2011) si stabilisce che queste «ulteriori forme e condizioni», «possono essere attribuite ad altre Regioni» con legge dello Stato, su iniziativa delle Regioni.

2. QUAL È L'EFFETTO DEL SÌ?

Se il 22 ottobre vincessero i Sì, la Lombardia potrebbe aprire un negoziato col governo centrale. La Regione non punta a una riforma della Costituzione che riconosca alla Lombardia uno Statuto speciale; l'obiettivo è sancire, in termini di competenze e tributi, la «specialità» della Regione, la più popolosa e industrializzata d'Italia. Lo si farebbe mediante un negoziato che dovrebbe essere aperto fra Milano e Roma su un piano legislativo ordinario (basterebbe una normale «legge finanziaria»), probabilmente dopo un mandato ad hoc assegnato dal Consiglio regionale al governatore lombardo.

3. LA LOMBARDIA È SPECIALE?

Per l'attuale giunta regionale, la Lombardia è già speciale. Il residuo fiscale, cioè la differenza fra quanto i lombardi versano in tasse e quando ricevono in servizi, corrisponde a 54 miliardi di euro, valore record in Italia (la seconda è l'Emilia Romagna con 18,8 miliardi) ma la Lombardia batte anche la Catalogna, 8 miliardi, e la Baviera, 1,5 miliardi di residuo. La Lombardia inoltre è la Regione che costa meno allo Stato in termini di spesa pro capite e vanta, fra l'altro, un Pil pro capite di 36.600 euro (media europea 30.600), il debito pro capite più basso d'Italia e il rapporto debito-pil più basso (il debito è lo 0,21% del pil regionale contro una media italiana dell'1,54%). Altri record: i pagamenti più rapidi ai fornitori, il numero più basso di dipendenti pubblici in rapporto alla popolazione e il rating finanziario (più alto di quello italiano). Si calcola che un quarto delle pensioni sia pagato con entrate provenienti dalla Lombardia.

4. QUAL È L'OBIETTIVO DEL VOTO?

Il primo, concreto obiettivo che l'amministrazione regionale intende perseguire in caso di vittoria del Sì (e di apertura di un tavolo negoziale con Roma) è trattenere la metà del residuo fiscale: sarebbero 27 miliardi di euro l'anno che raddoppierebbero il bilancio lombardo, creando margini di manovra per investimenti e riduzioni fiscali. Più alto è il margine di vittoria del sì, secondo il Pirellone (sede della Regione) e più alta diverrà la quota di residuo fiscale che sarà possibile trattenere in Lombardia

5. QUALI POTERI CAMBIANO?

Indicando le materie in cui è possibile incidere dopo il Sì, la Regione Lombardia, oltre alla salute, cita cultura, lavoro, ricerca, infrastrutture, agricoltura, trasporti, servizi sociali, salute. Ma anche sicurezza. Alcune sono materie dell'articolo 117 della Costituzione in cui vige una competenza concorrente, ma la sicurezza si distingue in questo elenco. Il presidente della Regione Roberto Maroni ha annunciato che chiederà, «oltre a tutte le materie concorrenti», «anche qualcuna esclusiva dello Stato». E ha citato immigrazione, ordine pubblico e sicurezza.

6. CHI SOSTIENE IL SÌ?

I partiti del centrodestra (schieramento che comprende Forza Italia, Lega, Fratelli d'Italia e Lombardia popolare) sono apertamente per il Sì. Schierato per il Sì anche il Movimento 5 Stelle, che rivendica di aver proposto l'attuale formulazione del quesito ma nega che sia plausibile l'obiettivo dei 27 miliardi. Per il Sì sono anche alcuni sindaci del Pd, compreso il possibile candidato governatore dei democratici, l'attuale sindaco di Bergamo Giorgio Gori, che oggi è annunciato e dovrebbe parlare a Busto Arsizio (Varese) nel corso di una manifestazione del Sì a cui partecipa lo stesso Maroni. Per il No è invece schierata la sinistra.

7. COME SI VOTA?

Si vota dalle 7 alle 23 in 9.250 seggi circa con 24.700 «voting machine» (tablet). Tre opzioni: sì, no o scheda bianca. Il referendum non prevede quorum: non c'è soglia del 50% per validare il risultato.

L'affluenza avrà valore politico.

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