Politica

Dalle toghe ok all'adozione per i gay

Bypassato il Parlamento. La Cassazione dà il via libera alla «stepchild adoption»

Francesca Angeli

Roma Essere omosessuale non compromette la possibilità di essere un buon genitore. Questo il principio stabilito dalla Corte di Cassazione che ha confermato così la sentenza della Corte di Appello di Roma che aveva già dato il via libera all'adozione di una bimba di sei anni da parte della partner della madre biologica. La coppia convive dal 2003 e nel 2009 si è recata in Spagna dove la più giovane si è sottoposta alla fecondazione assistita. Si tratta quindi di un caso «esemplare» di stepchild adoption, ovvero di quel particolare tipo di adozione che è già previsto nel nostro ordinamento dalla legge 184, che disciplina per le coppie quei casi particolari in cui si richieda l'adozione del figlio del proprio compagno. Contro la decisione della Corte d'Appello aveva fatto ricorso la Procura Generale di Roma. Il Pg, Giovanni Salvi, riteneva infatti che «in assenza di una espressa disciplina normativa è necessario raggiungere un'interpretazione univoca della norma».

La decisione della Corte Suprema rappresenta dunque uno snodo cruciale rispetto alla questione delle adozioni da parte delle coppie omosessuali perché di fatto stabilisce che la legge 184, anche se soltanto per la parte che riguarda la stepchild adoption, non decide a seconda delle scelte sessuali della coppia ma soltanto in base al «preminente interesse del minore». E dato che in questo caso ci si trovava di fronte ad una coppia che mostrava di avere «un progetto genitoriale maturato e realizzato» in comune e che la bambina era cresciuta «in un contesto familiare e di relazioni scolastiche e sociali analogo a quelle delle altre bambine della sua età» non poteva costituire ragione ostativa all'adozione il fatto che a chiederla fosse una coppia omoaffettiva. Non si può ritenere che la relazione tra persone dello stesso sesso sia «potenzialmente contrastante, in re ipsa, con l'interesse del minore incorrendo in una inammissibile valutazione negativa fondata esclusivamente sull'orientamento sessuale della madre della minore e della richiedente l'adozione di natura discriminatoria e priva di qualsiasi allegazione e fondamento probatorio specifico», scrivono i giudici di Cassazione. L'interesse del minore in questo caso, concludono, è quello di avere un legame giuridico a tutela dell'esistente legame affettivo che già la lega al secondo genitore sociale.

E se è vero che per una parola definitiva sulla questione sarebbe necessaria la pronuncia da parte delle sezioni unite della Cassazione è pur vero che questa sentenza conferma che con le leggi vigenti per le coppie omosessuali è già possibile la stepchild adoption e che lo stralcio dalla legge sulle unioni civili non ha bloccato la strada alle adozioni per le coppie omosessuali, come invece sosteneva il ministro Angelino Alfano e l'Ncd che hanno votato la legge pur dichiarandosi contrari.

E che questa sentenza sia importante lo conferma la preoccupazione della vasta area cattolica.

L'ex ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, invoca un referendum che potrebbe riservare sorprese visto che un sondaggio della Link Campus University condotto su 30mila studenti degli ultimi due anni degli istituti superiori in tutto il Paese rivela che il 58,3 dei ragazzi è contrario all'estensione del diritto di adozione alle coppie omosessuali.

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