Politica

Dall'operaio all'avvocato

Dall'operaio all'avvocato

Se fare il giornalista è sempre meglio che lavorare, di sicuro «presidente del Consiglio» dev'essere peggio di qualunque altro insulto. Questo perché nell'ultimo ventennio - tra scandali e vento anti-casta - il politico è diventato come il monatto: qualcuno lo deve pur fare, ma nessuno se ne vanta. Quindi passi essere nominato premier, ma quando ci si presenta è buona norma citare anche un'altra professione, perché - Marco Travaglio dixit - «il politico non è un mestiere, ma un servizio». Aspettando il «premier influencer» o il «premier mental coach», dunque, ecco Giuseppe Conte che si definisce «premier avvocato del popolo».

Tutto parte dallo storico manifesto elettorale di Silvio Berlusconi: «Un presidente operaio per cambiare l'Italia». Era un'idea rivoluzionaria e sacrilega quella di sconfiggere una classe dirigente di «politici di professione» (la nomenklatura della sinistra) con una nuova generazione di imprenditori «prestati» al Palazzo, la «gente del fare». Un cavallo di battaglia che ha funzionato, anche se in prospettiva il dilettantismo grillino di oggi è figlio anche di quel cambiamento di paradigma. Tornando al working class premier, l'operaio era il simbolo dell'ideologia comunista: un magnate che osava definirsi «presidente operaio» fu un colpo di genio di marketing politico.

Poi venne l'epoca dei professori, Romano Prodi e soprattutto Mario Monti. Nel 2011 lo spread era una psicosi collettiva, gli euroburocrati erano pronti a invaderci a colpi di rating e baionetta. Urgeva prendere le distanze dal presunto cialtronismo imperante, serviva un governo eminente, perclaro, chiarissimo ed autorevole. «Professore» era il termine perfetto, chi non rispetterebbe un docente e la sua preparazione, il suo loden e la sua austera consuetudine con le cancellerie estere? Almeno finché il governo dei tecnici non si dimostrò piuttosto sordo al comune sentire, tutti erano disposti ad affidarsi ai prof.

Il premier «avvocato del popolo» - sull'esempio di Rousseau, dei tribuni della plebe o dell'ombudsman svedese - spinge l'asticella più in su. Conte diventa difensore degli interessi di 60 milioni di cittadini, che si chiedono preoccupati di cosa sono accusati, dato che gli è stato affidato un legale d'ufficio. Sotterranea, c'è l'idea che gli ultimi governi non abbiano fatto il bene dell'Italia, rimettendo il mandato come Perry Mason non avrebbe mai fatto. Ma dietro c'è anche una visione torva che riduce la politica a tribunale. Amministrativo (il contratto di governo) o penale, si vedrà: la vita è un processo e noi siamo già condannati quantomeno a pagare la parcella.

E dire che bastava poco, dopo tanti anni di caos istituzionale. Sarebbe bastato un premier eletto, magari un politico, per hobby, professione o vocazione poco conta. Invece abbiamo deciso di dare ragione a Filippo Tommaso Marinetti, per cui «le malattie italiane sono due: l'avvocato e il professore». Le abbiamo fatte entrambe. E poi c'è qualcuno che ancora non vuole i vaccini..

.

Commenti