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Davide colpito al petto: «Il militare non mente»

L'esame autoptico sembra smontare la versione dei presunti testimoni Il carabiniere non ha sparato alla schiena. Ieri altro corteo di protesta

L'appuntato dei carabinieri aveva detto la verità. «Bifolco era di fronte a me quando ho inavvertitamente fatto esplodere un colpo di pistola» aveva detto il militare agli inquirenti nel corso dell'interrogatorio in Procura. E cosi è stato.

Il responso dell'autopsia eseguita ieri mattina sul cadavere di Davide Bifolco ha confermato le dichiarazioni messe a verbale dall'appuntato dei carabinieri, che giovedì scorso, al Rione Traiano ha ucciso con un colpo partito accidentalmente dalla sua pistola di ordinanza (è indagato per omicidio colposo). Ricordiamolo, Bifolco si trovava in moto (e senza casco ma da quelle parti le regole sono un optional), in compagnia del latitante Arturo Equabile e del pregiudicato Salvatore Triunfo. All'alt imposto dai militari, che stavano dando la caccia a Equabile i tre si erano dati alla fuga.

Piano piano, la verità sui fatti del Rione Traiano sta venendo fuori, a distanza di una settimana dalla tragedia e di duri attacchi e minacce rivolti all'appuntato da tanta gente del quartiere. L'esame eseguito dal professor Massimo Esposito, nell'Istituto di Medicina legale dell'Università Federico ha infatti rivelato che «il proiettile è entrato dal petto ed è uscito dalla schiena». Smentiti solennemente quei testimoni che avevano sostenuto, anzi, accusato il sottufficiale di avere colpito Bifolco mentre si trovava di spalle.

È giustamente soddisfatto il legale del militare, avvocato Salvatore Pane. «Non ci sono elementi che smentiscano la ricostruzione fatta dal mio assistito. L'esito dell'esame conferma che il colpo sia stato frontale. E, smentisce qualche testimonianza frettolosa». L'avvocato Pane ricorda poi che sulla questione - se Bifolco si trovasse frontalmente o di spalle - «erano state fatte delle speculazioni e che il colpo non è stato esploso mentre scappava, ma è partito in maniera accidentale».

Il legale ricostruisce le fasi drammatiche dell'inseguimento ai tre fuggitivi in moto, oltre a Bifolco, il pregiudicate Salvatore Triunfo e il latitante, Arturo Equabile. «L'appuntato è inciampato sul marciapiede, trascinato dal conducente della moto. Al momento non ci sono elementi che smentiscano la ricostruzione fatta dal mio assistito».

Per l'avvocato Fabio Anselmo «il fatto che il foro sia entrato davanti è un fatto, che quel tramite sia stato identificato e abbia quell'angolatura è un altro dato, che sia uscito dalla schiena è il terzo dato e su questo siamo tutti d'accordo. In questa fase qualsiasi idea preferisco tenerla per me e far parlare le carte ma, nessuno può cantare vittoria per un esame autoptico preliminare».

Altro lavoro per gli inquirenti. I carabinieri acquisiranno il video con l'intervista video rilasciata a il Fatto Quotidiano dal latitante Arturo Equabile, l'uomo a cui i carabinieri stanno dando la caccia da mesi e inutilmente inseguito la notte di giovedì scorso al Rione Traiano. Il latitante ha ripetuto all'infinito: «Non ero io il terzo sulla moto. Mi costituirò e racconterò tutta la verità». Ed è così scattata perfino l'ironia sul web: «Vabbé, se lo dice lui: allora il caso è chiuso».

In attesa (probabilmente oggi) che la salma di Bifolco venga restituita ai familiari è già stata allestita la camera ardente dai familiari e amici di Davide. L'ultimo saluto al ragazzo, fuggito all'alt dei carabinieri la notte di giovedì scorso, verrà dato probabilmente domani. La camera ardente è stata allestita all'interno di un'associazione, situata a poca distanza dal luogo della tragedia, dedicata alla Madonna dell'Arco e in memoria di Aldo Moro e della sua scorta. Ai lati della bara, appoggiata su un biliardo, due statue, una di Gesù e l'altra di Padre Pio, entrambe a grandezza naturale.

Carminespadafora@gmail.com

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