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Davide e la Raggi nel salotto dei giovani industriali

Il figlio del guru in sala, la sindaca in video. Gli imprenditori: ascoltiamo, ma no ai populismi

Davide e la Raggi nel salotto dei giovani industriali

Rapallo - Tra i giovani industriali «europeisti convinti», perché solo «con più Europa si possono cancellare i rigurgiti di chi minaccia di uscire dalla Ue», alla fine l'unico leader politico a materializzarsi sarà Davide Casaleggio, formalmente nella veste di presidente della Casaleggio, di fatto come capo del Movimento Cinque Stelle insieme a Grillo. Assente il governo, coi ministri Carlo Calenda e Angelino Alfano invitati ma non disponibili, contattato senza successo Matteo Renzi e poi col forfait finale di Silvio Berlusconi costretto a Palazzo Grazioli per l'affondamento della legge elettorale («la politica oggi è assente ingiustificata» li rimprovera il presidente dei giovani imprenditori Alessio Rossi), la forza politica più rappresentata al convegno di Confindustria Giovani a Rapallo è il M5s. Non solo Casaleggio jr, al debutto su un palco targato Confindustria - non c'era mai stato neppure il padre Gianroberto -, ma anche il sindaco Virginia Raggi, collegata da Roma.

Un mezzo paradosso, visto che il M5s su euro, tasse, economia, grandi opere, vaccini, multinazionali, ha posizioni molto lontane dal mondo confindustriale. (Tanto che ieri è scattata la protesta perché il Comune di Rapallo ha messo a disposizione navette per gli spostamenti dei giovani industriali per un costo di 8mila euro). «Noi siamo a-partitici ma non a-politici, per cui ascoltiamo tutti per capire cosa vogliono fare, anche i Cinque Stelle» spiega l'imprenditore veronese Giordano Riello, vicepresidente di Confindustria giovani, «ma è chiaro che tornare indietro sull'onda del populismo sarebbe un errore fatale per il nostro sistema industriale già fragile». E suona come un'apertura ai grillini la frase del presidente Rossi, per cui «come ceto dirigente dobbiamo cercare un dialogo con chi ha grande sostegno popolare, quelle forze politiche che ci conoscono poco e che hanno bisogno che si racconti loro cosa significa fare impresa in un Paese difficile». Ne sa qualcosa Carlo Tursi, general manager di Uber Italia, la piattaforma di trasporto privato che ha trovato parecchi ostacoli nella politica spesso schierata con i taxisti (a partire proprio dal M5s): «Il governo ha espresso l'intenzione di aprire il mercato ma finora ha fatto molto poco. Serve più coraggio. In altri paesi abbiamo tre o quattro concorrenti, qui siamo gli unici. Le elezioni? Per noi è indifferente, andremo avanti a prescindere da chi governa».

Lo spettro delle urne anticipate però inquieta gli imprenditori, perché «non servono a nessuno» e il rischio è rimanere ostaggio per un anno di una «campagna elettorale sotterranea» con in mezzo una legge di bilancio che finirebbe «preda di prebende elettorali». La linea quindi è: «Se il governo deve passare il tempo a cercare la maggioranza in Parlamento invece che fare le riforme, allora meglio votare» dice il presidente dei giovani industriali. Che applaudono il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani quando definisce «una vergogna» il ritardo della giustizia italiana che brucia due punti di Pil, bacchetta il governo perché l'Italia è il peggiore pagatore dei debiti della Pa, ricorda che «l'Europa è nel dna anche dei sovranisti», mentre non si può dare la colpa alla Merkel perché «è ovvio che lei faccia prima di tutto gli interessi della Germania, se le lasciamo campo libero... Dobbiamo svegliarci e prendere il nostro spazio» dice l'europarlamentare di Forza Italia. C'erano forse le condizioni per un buon feeling tra il Cavaliere e i giovani industriali? «Eh! Sapesse quanti di loro mi hanno fermato per dirmi che lo rimpiangono - racconta l'azzurro Massimo Mallegni - E io gli ho detto: sì però lo attaccavate sempre quando era premier.

Che vuole, l'erba del vicino è sempre più verde».

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