Politica

Decreto Renzi, qualcuno ci ha guadagnato 10 milioni

L'indagine della Consob: affari anomali. E Bankitalia commissaria l'istituto del padre della Boschi

Qualcuno, molto ben informato, ha fatto una barca di soldi giocando in Borsa su un decreto del governo - quello sulla rivoluzione delle banche popolari - che, in fase di gestazione, doveva restare segreto e che invece segreto non è evidentemente rimasto. Lo ha dichiarato ieri Giuseppe Vegas, presidente della Consob (l'organismo che vigila sul regolare andamento della Borsa), durante la sua audizione alla Camera. La Consob ha verificato acquisti anomali di titoli delle banche popolari nei giorni antecedenti le prime voci che il decreto fosse pronto. E vendite altrettanto anomale subito dopo l'annuncio che hanno generato guadagni stimabili, per ora, in oltre dieci milioni di euro.

Chi è diventato ricco sapendo che cosa stava facendo Renzi? Nomi, per ora, non ce ne sono; anche se un noto finanziere, solo casualmente molto amico e sponsor del premier, Davide Serra, nei giorni scorsi ha candidamente ammesso - intervistato da ilSole24Ore - che sì, di recente aveva fatto man bassa di azioni di banche popolari. Bravo, e che dire: beato lui. Su quella intervista si era accesa una polemica, subito soffocata dai grandi giornali. Così come qualcuno aveva ironizzato sul fatto che il padre del braccio destro di Renzi, la ministra Boschi, fosse vice presidente della Banca popolare dell'Etruria, peraltro commissariata proprio ieri da Banca d'Italia perché sull'orlo del fallimento.

Insomma, quello delle popolari è un brutto pasticcio che forse Renzi farebbe meglio a chiarire. Come è stata possibile una fuga di notizie su una materia altamente sensibile per i mercati? Con chi hanno parlato il premier e i suoi collaboratori nei giorni in cui veniva presa la decisione? I fortunati compratori di quelle ore hanno agito d'intuito o c'è dell'altro? Palazzo Chigi è luogo sicuro o c'è il rischio talpe? Non sono domande inutili, perché lasciare un solo sospetto vagare nell'aria è cosa grave. E questa volta non c'è da accontentarsi di un tweet, e neppure di una delle tante promesse. Così come ci auguriamo che gli ispettori della Consob facciano fino in fondo, e senza condizionamenti, il loro lavoro. Di indizi su cui lavorare, già ora, ce ne sono parecchi.

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