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Il Def perde otto voti al Senato: Salvini e Giorgetti "disertano"

Ok delle Camere alla Nota di aggiornamento. Forza Italia sull'assenza dei big leghisti: si vergognano della stangata?

Il Def perde otto voti al Senato: Salvini e Giorgetti "disertano"

La manovra del popolo inizia a prendere forma. Nello stesso giorno arriva il via libera del Senato e della Camera alla risoluzione della maggioranza alla Nota di aggiornamento al Def che impegna, tra l'altro, il governo a introdurre la quota 100 per anticipare l'uscita pensionistica, ad avviare il reddito e la pensione di cittadinanza e a varare la flat tax per le partite Iva fino a 65mila euro.

In Senato i voti a favore sono 161, i contrari 109. In precedenza il rinvio del pareggio di bilancio aveva incassato 165 voti favorevoli. A Palazzo Madama, dunque, rispetto ai 169 voti preventivati si perde qualcosa per strada. La Camera approva invece la risoluzione di maggioranza alla Nota di aggiornamento con 331 voti favorevoli e 191 contrari.

L'impegno chiesto dal Parlamento all'esecutivo si basa su una formulazione generica: «Il Senato (e la Camera) impegna il governo, nella prossima legge di Bilancio e con ulteriori provvedimenti di carattere economico finanziario a», segue la lista degli impegni. Per quanto riguarda lo scostamento del percorso di rientro sul deficit strutturale, la giustificazione offerta per la deviazione dai binari del rigore è rintracciabile nella crisi del 2008 e nelle politiche inadeguate adottate dai governi precedenti nel tentativo di gestirla.

Tutti da definire anche i tempi della messa a regime dei provvedimenti, fermo restando che la scadenza politica delle elezioni europee finirà per fare da catalizzatore. Una indicazione arriva dal capogruppo Cinquestelle Stefano Patuanelli che conferma che i principali interventi previsti dalla manovra non entreranno in vigore a gennaio ma nei mesi successivi. «Credo che in primavera possano partire sia la riforma della Fornero che il reddito di cittadinanza, perché pensiamo ci vorranno 3 mesi per la questione dei centri per l'impiego, forse un mese in più». In ogni caso il governo intende portare lunedì in Consiglio dei ministri sia il decreto fiscale che la manovra.

Alcune anomalie vengono fatte notare dall'opposizione. «Il fatto che per il governo replichi Savona vuol dire che Tria è stato commissariato?» si chiede l'azzurro Sestino Giacomoni. «E l'assenza sui banchi del governo sia di Salvini che di Giorgetti (Salvini aveva comunque partecipato al voto a Palazzo Madama ndr) vuol dire che la Lega in realtà si vergogna di questa manovra fatta di spese, deficit e tasse? Savona ha concluso il suo intervento dicendo di dormire sereno. Non molto rassicurante se si pensa che l'ultimo a cui hanno detto di stare sereno ha fatto una brutta fine...». Il ministro delle politiche Ue nel suo intervento evoca un paragone tra la manovra e il New deal di Roosvelt che «mise insieme la parte Nord industrializzata e la parte Sud agricola del Paese. Il mio convincimento è che si stia tentando un poderoso sforzo per una Italia unitaria». Sempre alla Camera un piccolo corto circuito si verifica dentro la maggioranza. Maria Edera Spadoni, vicepresidente della Camera (M5S) spegne - dopo un paio di richiami - il microfono di Riccardo Molinari, capogruppo della Lega, mentre stava per concludere il suo intervento sul Def. «Mi dispiace, il suo tempo è scaduto». In soccorso dell'esponente di maggioranza giungono a sorpresa gli interventi di Emanuele Fiano (Pd) e Simone Baldelli (Fi) che chiedono di far concludere il collega. Una richiesta analoga arriva dal pentastellato Cosimo Adelizzi.

A quel punto Spadoni si arrende e concede un altro minuto a Molinari.

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