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"Il Def può ancora cambiare". Nel governo spuntano dubbi

Giorgetti apre a modifiche (in sintonia con Mattarella). La mossa di Tria: controlli della Gdf sui chi non lavora

"Il Def può ancora cambiare". Nel governo spuntano dubbi

Da sempre il compito di Giancarlo Giorgetti, economista di formazione bocconiana con una lunga esperienza politica sulle spalle, è quello di fare i conti con la realtà più che con la propaganda. E così nelle ore calde del varo del Def - con la prima tempesta scatenatasi venerdì sui mercati e il nuovo test con Borse e spread fissato per la riapertura di questa mattina - il sottosegretario alla presidenza del Consiglio mette in campo la sua offensiva dell'armonia, parlando con Repubblica, Il tentativo è provare a ridurre la percezione dell'azzardo. Il messaggio è: «Non ci sono forzature sui conti pubblici. La manovra può cambiare». E poi ancora: «Il 2,4% è una scommessa. Se non dovessero esserci risultati potrebbero essere adottati meccanismi di correzione automatica sulla spesa». Con l'approvazione del Def «abbiamo concluso il primo tempo. Ora c'è il secondo, la manovra, ci sarà la sessione di bilancio. Non era forse il caso di esultare fin d'ora» dice riferendosi alla reazione degli esponenti M5s dopo il via libera al Def. «Voglio evitare gli errori che altri hanno commesso in passato. Dall'esperienza e dal buon senso dobbiamo imparare. Sono sicuro che con il Quirinale ci sarà un dialogo e un'interlocuzione continua da parte del presidente Conte. Ma è anche giusto che il primo Def proietti quelle scelte innovative sulla prossima legge di bilancio. Dopo di che, se qualcosa non funzionerà, saremo pronti a intervenire anche prima della stesura definitiva della manovra e della sua approvazione. Ci è chiara l'esigenza della sostenibilità del debito, ma pensiamo che lo si possa sostenere solo se si creano più che in passato ricchezza e sviluppo». Quanto alla soglia del 2,4, «risponde a una logica di contenimento del debito. Vedremo i risultati».

Di certo dopo la notte del 2,4%, le voci di dimissioni del ministro Giovanni Tria e il richiamo alla Costituzione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella - «la Carta fondamentale rappresenta la base e la garanzia della nostra libertà, della nostra democrazia e all'articolo 97 dispone che occorre assicurare l'equilibrio di bilancio e la sostenibilità del debito pubblico», le sue parole - il governo si appresta ad affrontare oggi due test decisamente complessi. Il primo, come detto, è la tenuta dei mercati, il secondo è la riunione dell'Eurogruppo in Lussemburgo. Un'occasione in cui il governo avrà il primo confronto con i partner europei per illustrare i numeri della manovra e la loro sostenibilità. In questo scenario Tria prova anche a lui a fare il pompiere e in una intervista al Sole 24 Ore si dice «d'accordo pienamente con il presidente della Repubblica. Del resto abbiamo come governo un confronto continuo con il Quirinale. L'equilibrio e il pareggio di bilancio rimane un nostro obiettivo fondamentale, anche se il percorso per raggiungerlo viene allungato nel tempo per dare spazio all'esigenza fondamentale di rilanciare la crescita». Di certo c'è un elemento della manovra sul quale Tria percepisce evidentemente un pericolo concreto e prova a prendere contromisure preventive: quello del reddito di cittadinanza e del lavoro nero. «Per evitare il rischio che sia un incentivo al lavoro sommerso, su mio mandato la Guardia di Finanza sta mettendo a punto un piano specifico di controllo».

Un piano di controllo quasi impossibile visto che per essere efficace dovrebbe prevedere interventi a tappeto, controlli incrociati e l'impegno a tempo pieno di decine di migliaia di elementi delle Fiamme gialle.

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