Cronache

Degrado e un sindaco da scappellotti. Ma nel mondo infame resta Capoccia

Roma ha tanti guai, però non è in discussione. Il futuro è nell'asse con la "sorella" lombarda

Degrado e un sindaco da scappellotti. Ma nel mondo infame resta Capoccia

Milano non si discute. Non ha bisogno di difese morali. Milano è l'unica città italiana: posizione geografica, economia, elettricità vitale da metropoli, Famedio del Manzoni. Ma non solo Caino va giudicato da Dio, è Roma che non si tocca. Il nostro sport nazionale, invece, non è il calcio bensì la denigrazione. Soprattutto se lo suggeriscono i francesi, se lo titola il New York Times . Roma non è un pacco con su scritto «Mafia Capitale». È troppo poco per l'ultima padrona del mondo Antico e la Sede di Pietro. È misera cosa anche rispetto alla storia antropologica della mafia. È addirittura avanzi di ossobuco se lo slogan è paragonato al cinismo dei romani che ha fatto primo della classe il grande Gioachino Belli. Certo, Roma è degradata: monnezza, trasporti, viabilità, classe politica, impicci da kolossal. A mio parere lo è anche da quando i cento villaggi (quartieri) si sono uniti in un travestimento da metropoli il quale non regge perché i romani (a parte le reali trasformazioni) tornano sempre a casa, cioè a Centocelle, a San Basilio, soprattutto a San Giovanni che sembra uno dei remoti Sette Colli giacché vi abitano quelli di quarta generazione.

Ignazio Marino è troppo fucilato. Meriterebbe degli scappellotti: non il tiro a bersaglio. È uno tutto bicicletta e barba. Ma non può essere la sagoma sulla quale si allena il demonio. Anzi, è così poco romano perché poco cinico. Roma ha bisogno di alzare il tiro. Dunque, se il mondo si è fatto più infame, Roma comunque rimane «Capoccia». Non si discute proprio perché ancora sa dare «senso» e «senno» al mondo infame e non. Quasi mi vergogno di scrivere l'abusata parola Bellezza, però così è. E se uno ascolta il più analfabeta di strada, impara meglio che alle università. Come dal macellaio, dal verduraio, dal vecchio commesso. Non sono loro i maestri: sono le viscere di Roma che danno lezioni.

Parigi le può pulire le scarpe, come Barcellona lo fa a Napoli. Napoli, con le sue pistolettate eccetera, vale dieci, cento, mille Barcellona. Napoli è un pozzo senza fine quanto il ventre del Vesuvio; Barcellona (a proposito, le dichiarazioni di Lorenzo e l'atteggiamento di Marquez non fanno pensare a un'associazione di stampo mafioso?) tolto Gaudì, il mangiare alla «barra», l'organizzazione, la bellezza naturale delle sue donne, è la capitale più noiosa d'Europa. Roma e Milano, invece, sono l'asse che non frattura la dorsale dell'Italia. L'una ha bisogna dell'altra.

Per il Futuro.

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