L'appunto

Da destra a sinistra è già iniziato il «liberi tutti»

Da destra a sinistra è già iniziato il «liberi tutti»

Quali e quante siano le insidie sulla strada che porta verso l'aggregazione delle diverse anime di centrodestra e centrosinistra è fin troppo evidente. Al punto che, da una parte e dall'altra, ci si muove non solo in ordine sparso ma anche piuttosto sgraziatamente.

Nel centrodestra con il fronte cosiddetto «sovranista» che scende in piazza oggi a Roma, con la Lega e Fratelli d'Italia che vogliono cavalcare il vento che ha iniziato a soffiare con la Brexit e che si è andato gonfiando con l'elezione di Trump. Con loro ci sarà l'azzurro Giovanni Toti, anche se l'approccio di Forza Italia è decisamente molto più prudente. Non solo perché Silvio Berlusconi è su una linea meno aggressiva e populista, ma anche perché la rottura tra l'ex premier e Matteo Salvini sì è ormai nei fatti consumata. Non a caso, proprio ieri Umberto Bossi - che con Berlusconi continua ad essere in sintonia - ha preso la parola durante il Consiglio federale della Lega e ha apertamente contestato la linea del segretario del Carroccio (su cui peraltro ha forti perplessità pure Roberto Maroni e un pezzo consistente della militanza storica). Ma non è finita qui, perché nel centrodestra c'è anche chi in piazza non ci va, come Raffaele Fitto che sempre oggi lancia all'Ergife di Roma un «nuovo soggetto politico liberalconservatore». O come Stefano Parisi, che vorrebbe dar vita ad una lista liberalpopolare.

Non va a meglio nel centrosinistra. Oggi a Rimini davanti all'Assemblea degli amministratori locali del Pd è previsto il primo intervento pubblico di Matteo Renzi dopo la batosta referendaria. E Massimo D'Alema ha pensato bene di riunire nello stesso giorno i Comitati per il No per gettare le basi di un nuovo soggetto politico che possa intercettare tutta quella sinistra che è scontenta di Renzi. Proprio ieri, infatti, Giuliano Pisapia escludeva categoricamente un listone comune con il Pd che potesse ricomprendere anche il Ncd di Angelino Alfano.

Nonostante la sentenza della Consulta abbia conservato il premio di maggioranza per la lista che supera il 40%, insomma, tutti - Cinque stelle esclusi - si muovono secondo una prospettiva proporzionale. Ognuno guardando alla sua fetta di elettorato, al punto che anche dove si scorgono embrioni di unità - come nella piazza di Roma - lo scenario più probabile resta quello di una rottura.

A tre giorni dalla sentenza della Corte costituzionale, dunque, oggi siamo già al liberi tutti.

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