Cronache

Detenuti sorpresi sui siti dell'Isis

Segnalazione alla Procura. E scatta il divieto di uso del computer

Detenuti sorpresi sui siti dell'Isis

Dal carcere si collegavano ai siti internet del Califfato, alla velocità dell'Adsl. Per questo da qualche giorno i detenuti del penitenziario di Bolzano sono offline. La sala web che consentiva loro di navigare in Rete è stata chiusa in fretta e furia dopo la scoperta che alcuni reclusi utilizzavano il web per sfogliare pagine inneggianti allo Stato islamico ed alle stragi compiute nel mondo in nome del jihad. A far emergere le inquietanti relazioni telematiche, come confermato dalla direzione della struttura alla delegazione dei Radicali in visita alla casa circondariale, i controlli effettuati periodicamente sui server dall'amministrazione penitenziaria. Gli accertamenti svolti hanno portato all'immediato divieto di utilizzo dei computer. E mentre una segnalazione dell'accaduto è stata inoltrata alla Procura, un'indagine interna è stata aperta. Potenzialmente micidiali: «Rawti Shax», l'organizzazione che si prefiggeva di sostituire con uno stato teocratico il governo del Kurdistan e compiere atti di violenza in Europa, era guidata - da dietro le sbarre d'un carcere norvegese - dal mullah Krekar, uno dei fondatori del gruppo islamico radicale Ansar al Islam. Un piano sventato dai Carabinieri del Ros, che a novembre - con l'operazione Jihad web - hanno arrestato il mullah ed altre 16 persone, 7 delle quali residenti proprio tra Bolzano e Merano, dove operava il presunto capocellula Abdul Rahamn Nauroz, per gli inquirenti «particolarmente attivo nell'attività di reclutamento attraverso internet e con lezioni che teneva nel suo appartamento meranese, crocevia di aspiranti jihadisti». Il connubio tra internet e l'integralismo islamico via Bolzano era emerso già in estate, quando una giovane rumena era stata espulsa «per il suo impegno nella pubblicazione online di materiale di propaganda jihadista e il desiderio di combattere a fianco dei mujaheddin», abbinati «ai frequenti contatti via web con internauti del Regno Unito, sostenitori del Califfato», spiegava il ministro dell'interno Angelino Alfano.

Nonostante ciò, nessuno ha ritenuto di rendere più rigoroso l'accesso al web nel carcere bolzanino, dove all'indomani dell'eccidio parigino la Polizia Penitenziaria aveva rinvenuto documenti in arabo, di interesse investigativo.

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