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Lo dicono le cifre: soglia al 2%

Lo dicono le cifre: soglia al 2%

La lettera della Commissione europea all'Italia che chiede una rettifica della manovra di bilancio dice in modo cortese ma fermo che ciò che non va riguarda la violazione della regola sul debito, che non deve esser eccessivo. Data la dimensione del nostro debito e l'importanza dell'economia italiana e del suo sistema bancario, c'è un rischio di contagio per tutta l'eurozona. La correzione richiesta non riguarda il deficit bilancio di contabilità economica che riguarda le entrate dovute dai contribuenti e le spese dovute dal governo, ma il deficit di cassa, cioè il fabbisogno di Tesoreria per i pagamenti, che dipende dalle erogazioni di denaro dal bilancio pubblico al netto delle entrate che vi entrano. È questo fabbisogno che determina il nuovo debito. Esso è ovviamente condizionate dalla crescita del Pil da cui dipendono le entrate, ma anche dalla quantità di spese che verranno realmente erogate. È questo fabbisogno che va contenuto, per evitare la procedura di infrazione per «debito eccessivo». Se si riduce la spesa messa a bilancio, durante l'anno ciò può dar luogo a una minore erogazione di cassa. Ma non è detto che ciò accada. La rimodulazione va fatta soprattutto con la modifica dei tempi delle erogazioni, che dipendono dalle modalità con cui si effettueranno le nuove spese, ossia dal modo come saranno scritti i decreti attuativi per il reddito di cittadinanza e il prepensionamento in base a quota 100. Un discorso analogo vale sul lato delle entrate per il progetto del governo di alienare immobili pubblici per un punto Pil, cioè 18 miliardi di euro, onde ridurre il debito del 2019 e del 2020: deve trattarsi di un flusso di cassa, che riduca la necessità di accender debito, non di un nuovo credito. Quale è la soglia entro cui il nuovo debito non è da considerarsi eccessivo? Lo ho già scritto in passato: sfiorare e non sforare il 2% del Pil. Non è un numero magico. Ubbidisce a un criterio preciso. La spiegazione si ha con una riflessione sull'avvertimento del presidente della Bce Mario Draghi: bisogna evitare che il debito italiano aumenti in volume: ciò riguarda il debito in termini reali, con moneta di costante potere di acquisto, non in moneta corrente. Con un tasso di inflazione dello 1,6% e un debito del 130% del Pil, lo stock debito si svaluta in termini reali di 2,08 (ossia 1,6 + 30% di 1,6 = 0,48). Il deficit di Tesoreria non deve sforare il 2% del Pil, perché lo 0,8 in più è un volano prudenziale, dato che sta salendo il costo degli interessi su nuovo debito. Se il nostro debito rimane invariato in termini reali, mentre il Pil mondiale cresce c'è una offerta costante a fronte di una domanda crescente. Esso scende in rapporto al Pil mondiale e se il Pil italiano aumenta, sia pure solo dello 1,2%, ma la spesa è sotto controllo, il rischio del debito si riduce. Scende lo spread, si rafforzano le banche che hanno in portafoglio titoli del nostro debito e aumenta la voglia di investire. Morale: la linea del Piave del deficit di Tesoreria è il 2% del Pil. E, comunque la gatta frettolosa fa nascere i micini cechi.

Le spese vanno sempre modulate con prudenza.

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