Cronache

Dieci euro per dormire nel palazzo. Inchiesta sul racket degli abusivi

La Digos trova le ricevute nell'edificio sgomberato. La Procura indaga sui Movimenti per la casa. Ma il traffico va avanti da anni

Dieci euro per dormire nel palazzo. Inchiesta sul racket degli abusivi

Roma - Come funzioni il racket delle occupazioni abusive non è un segreto per nessuno, sicuramente non lo è per i magistrati che più volte in passato si sono occupati di questa prassi e per le istituzioni che da sempre la tollerano. Ma adesso ci sono quelle «fatture», con tanto di tariffe anche giornaliere per poter sostare nel palazzo di via Curtatone, a Roma, sgomberato giovedì dalla polizia, a testimoniare che la solidarietà c'entra poco con certe occupazioni e che queste sono per lo più organizzate e gestite da veri e propri esperti del settore che sfruttano i bisogni di rifugiati e migranti.

Molto più di un sospetto per la Procura della capitale che anche nel caso dell'edificio di piazza Indipendenza, un immobile di 32mila metri quadrati sede dell'Ispra fino al 2012 e occupato da un gruppo di immigrati dal 2013, vuole vederci chiaro e ha aperto un'inchiesta per verificare possibili speculazioni e giri di racket nello stabile a due passi dalla stazione Termini da cui sono stati cacciati i rifugiati e i richiedenti asilo somali ed eritrei che lo avevano trasformato nella loro casa in cambio, a quanto pare, di regolari esborsi di denaro. Almeno è questo quello che raccontano i pezzi di carta firmati, a mo' di ricevuta, dagli occupanti per garantirsi un tetto sulla testa e una brandina in una stanza o nei corridoi degli ex uffici dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.

«Tre giorni al quinto piano, stanza 22. Trenta euro», c'è scritto su uno dei fogli sequestrati dagli investigatori insieme ad un pc che pare venisse utilizzato per confezionare i badge distribuiti agli occupanti per poter entrare ed uscire dallo stabile. Dieci euro al giorno per garantirsi un giaciglio e assicurare entrate illegali ai pochi che gestivano il via vai di migranti. Un gruppo ancora non identificato che ogni mese poteva incassare anche duemila euro, mentre i proprietari dell'edificio ne spendevano 575mila l'anno di tasse varie. Probabilmente a riscuotere erano i primi stranieri che anni fa hanno occupato il palazzo, ma quasi certamente questi erano soltanto degli intermediari di un'organizzazione più vasta di cui ancora si sa poco e che lucra sulla pelle dei disperati pretendendo affitti per gli alloggi di fortuna. Domani la Digos acquisirà tutta la documentazione sequestrata durante lo sgombero, incartamenti e ricevute firmate dai profughi, effettuerà i dovuti riscontri, cercherà di decifrare sigle, numeri e dati, poi invierà un'informativa a piazzale Clodio dove già sono aperte diverse inchieste su altre occupazioni e che in passato hanno gettato un'ombra su alcuni movimenti e comitati di lotta per la casa. Nella cronaca romana, per esempio, ricorre la vicenda di una delle occupazioni storiche della città, quella della Angelo Mai, dove alcuni protagonisti dei movimenti furono arrestati per estorsione e violenze nei confronti di migranti obbligati al pagamento di somme di denaro.

Nel caso dell'edificio di via Curtatone, giovedì scorso è stata la stessa prefettura ad indicare «l'azione di infiltrazione posta in essere dai movimenti di lotta per la casa che ha indotto gli occupanti a rifiutare sistemazioni alloggiative alternative».

E c'era Luca Faggiano, noto attivista di estrema sinistra di uno di questi movimenti, il 12 dicembre del 2013 alla guida dei circa 450 migranti che hanno invaso e preso possesso di questo immobile di 11 piani che si estende per un intero isolato.

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